Io li ho letti i “temibili” libri per bambini che sponsorizzerebbero la cosiddetta “teoria gender”. Cosiddetta perché cosa sia esattamente questa teoria gender me lo devono ancora spiegare. O meglio, la teoria gender, creata da chi la vorrebbe contrastare (per quale finalità, a parte il controllo sociale dell’elettorato, non è ancora chiara), sarebbe la teoria secondo la quale un essere umano può sentirsi maschio o femmina indipendentemente dalle proprie caratteristiche biologiche.
Non entriamo qui in un tema così
delicato che non merita di essere trattato in poche righe, ma già da questo si capisce perlomeno che c’è un uso errato dei termini. Perché a questo punto andrebbe chiamata “teoria transgender”, visto che si parla di una persona in un corpo di un dato sesso che si sente invece appartenere all’altro genere.
Questo il significato che viene dato a questa teoria da chi la vuole combattere… peccato che, guardandosi intorno, non c’è proprio nulla da combattere.
Perché da quello che dicono sembrerebbe esserci una sorta di congiura in atto per sradicare l’identità sessuale degli esseri umani a partire dall’infanzia, congiura che vedrebbe uno dei suoi strumenti in una serie di libri proprio per l’infanzia.
E, allora, siccome tutti ne parlano, guardiamo un po’ di cosa trattano questi libri che qualcuno vorrebbe mettere all’indice.
Dicevo… ho letto due dei volumi che la Libreria del Corso di Varese ha esposto in vetrina, perché farebbero parte dei cosiddetti “libri gender”. “Il Bell’Anatroccolo” di Harvey Fierstein e illustrato da Hanry Cole, e “Essere o apparire” di Jorge Lujàn e illustrato da Isol.
Il primo parla di un anatroccolo (bambino) che non si integra con i coetanei perché non gli piace lo sport, ma preferisce cucinare. Roba da “femminucce”, come lo prendono in giro tutti. Tanto che anche il padre si vergogna di lui. La “redenzione” e l’accettazione sociale arriverà dopo che il piccolo anatroccolo salverà il padre dai cacciatori (mentre le altre anatre fuggono), scoprendo di essere “speciale” proprio come gli diceva la madre. Il tema dell’orientamento sessuale, in questo caso, non solo è sfumato, ma quasi impercettibile. Solo l’illustrazione di copertina, con l’anatroccolo con occhiali a cuore, potrebbe urtare la sensibilità di qualcuno, ma non c’è niente di scandaloso a mio vedere. Certo, bisogna capire se vogliamo una società che tollera le persone solo se corrispondono a determinati modelli precostituiti, o se intendiamo portare avanti una società che rispetta le persone in quanto tali nelle proprie differenze.
L’altro libro parla di una bambina che non si sente accettata perché lontana dagli standard estetici che la società impone. Insomma è “bruttina”. La morale è che non bisogna fermarsi all’apparenza ma scoprire com’è fatta una persona dentro. Di sessualità nemmeno l’ombra.
Eppure, sono libri che spaventano. Perché devono spaventare. Perché oggi, con la crisi della politica, che nasce dalla crisi delle idee, per ottenere consenso è facile coltivare la paura, piuttosto che proporre qualcosa in positivo. La parole d’ordine è “difendere”. I grandi statisti la politica l’han fatta con la parola “costruire”, ma erano altri tempi. O forse è semplicemente molto più difficile.
Meglio distruggere tutto, per governare poi sulle macerie di una società di uomini moralmente poveri e diseguali.