Come un tenore sontuoso, richiamato instancabilmente dal pubblico dopo che il sipario si è già chiuso. Così è finita la gara con l’Arconatese che valeva il primato. Da una parte i padroni di casa (si fa per dire, vista la scelta del campo di Solbiate Arno per accogliere la valanga dei tifosi biancorossi) che rientrano negli spogliatoi a testa bassa. Dall’altra il Varese, sempre più al comando, coccolato dai suoi tifosi nell’infinita passerella scattata dopo il 90’.
/>I giocatori di Melosi non intendono uscire dal campo, rispondono alla corte dei loro tifosi che li chiamano almeno cinque volte. È un idillio amoroso commovente, con i biancorossi e gli ultrà uniti del saltare e nel cantare, esternando insieme una gioia esplosiva: «Salutate la capolista» non è una novità, visto il cammino dalla prima giornata del Varese, sempre in testa. Il titolone è un altro: «La capolista se ne va», perché non solo l’Arconatese ha perso, ma l’Ardor Lazzate, l’altra seconda, ha pareggiato scivolando a -3 dai biancorossi.
Se Riccardo Sogliano fosse ancora presidente del club ci metterebbe meno di un battito di ciglio per frenare l’entusiasmo, obbligando tutti a tenere i piedi ancorati al suolo: «Giochiamo nella categoria degli scapoli e degli ammogliati». In effetti, in Eccellenza, il livello è quello che è, anche in uno scontro di vertice. Ma le emozioni non sono mancate. Gli uomini di Melosi sono apparsi più ispirati e mettevano i brividi ogni volta che, non solo grazie al sublime Marrazzo ma pure per le “visioni reali” di Lercara, per le intuizioni di Giovio e i guizzi di Becchio, si affacciavano in avanti.
La partita è stata divertente, ma il Varese avrebbe dovuto essere ancora più cinico. In vantaggio di due gol, ha sprecato le occasioni giuste per il tris e alla fine, quando l’Arconatese è riuscita ad accorciare le distanze proprio prima del recupero, qualcuno ha sofferto.
Come Paolo Maccecchini, sponsor del vivaio che pretende maggior spietatezza dalla squadra di Melosi. Ed ha ragione, perché non si può mai abbassare lo sguardo né passare la palla indietro. Sul 2-0 è successo che un biancorosso è indietreggiato dalla metà campo per alleggerire servendo il portiere Bordin. Se ci fosse stato Beppe Sannino in panchina, quel giocatore sarebbe stato fulminato dalle urla dell’allenatore. È proprio sul 2-0 che non si deve mai passare indietro la palla, e in vantaggio di due gol bisogna farsi vedere dagli avversari ancora più cattivi. Ma questo non è neppure un neo in una giornata perfetta, in cui il Varese merita di essere applaudito per il primo allungo deciso: tre punti in più sulla seconda all’ottava giornata sono un acuto da applausi.