Quella lacrima di nostalgia ci fa rincorrere il nostro futuro

Ogni saracinesca che scende per sempre si porta via un pezzo di storia. È accaduto in passato, accade oggi a ritmi inusuali, accadrà anche in futuro. A Varese chiude Alesina con i suoi cappelli, così come è successo tempo addietro a De Micheli. Viene dato per imminente l’addio della Libreria del Corso, che andrebbe ad allungare la lista delle abdicazioni, aggiungendosi a Pontiggia, Veroni e alla Libreria Salesiana. Le antiche botteghe alimentari che punteggiavano la città

sono quasi del tutto scomparse, fagocitate dalla grande distribuzione. I vecchi artigiani boccheggiano, stritolati dal mercato globale e dalle tasse. Asciugata la lacrima di nostalgia, conviene guardare con obiettività alle cose. Il mondo – piaccia o no – va avanti. Lo sanno bene quelli che i nostri bisnonni, da queste parti, chiamavano i “brumisti”, vetturini di piazza che, sotto i lampioni a gas, attendevano i clienti più facoltosi per scorazzarli con i loro taxi a cavalli per le vie delle città. Prima l’ingegner Karl Benz in Germania, poi Henry Ford negli States li hanno spazzati via a colpi di acceleratore e di ottani.

Se sia meglio attraversare Milano con un “tiro a quattro” piuttosto che con una Smart è giudizio del tutto personale. Anche se il fatto che i cavalli oggi si vedono solo all’ippodromo e le Smart, invece, ce le troviamo parcheggiate anche sul portone di casa, qualche suggerimento su chi abbia vinto la partita, se il quadrupede o la quattroruote, dovrebbe darlo anche ai più nostalgici cantori del tempo che fu. Qualcuno ha detto che la vecchiaia comincia quando ci si attacca ai ricordi invece di inseguire i sogni. Lasciamo che Varese anche nelle vetrine provi a rincorrere il suo futuro.