Sabato 12 ottobre, una mattinata di tensione e violenza ha scosso il carcere dei Miogni di Varese. Tre agenti della Polizia penitenziaria – un sovrintendente, un assistente capo e un agente scelto – sono stati aggrediti da un detenuto 26enne, italiano di origini africane, che ha reagito violentemente quando gli è stata portata una colazione diversa da quella che desiderava. Il detenuto avrebbe voluto il tè anziché il latte e, di fronte alla colazione sbagliata, ha prima lanciato indietro il vassoio e poi aggredito gli agenti intervenuti per calmarlo.
Nel dettaglio, il sovrintendente ha subito un pugno così violento da sbattere la testa contro il muro, riportando lesioni. Un secondo agente, accorso in difesa del collega, è stato strattonato e ha riportato un trauma al ginocchio. Un terzo agente, intervenuto per cercare di ristabilire l’ordine, è stato ferito a una mano dopo aver evitato il lancio di una sedia. Tutti e tre sono ora in malattia con prognosi di otto giorni e hanno sporto denuncia contro il detenuto.
Sovraffollamento e carenza di personale: un problema strutturale
L’incidente riporta in luce le difficili condizioni operative all’interno della casa circondariale di Varese. Il carcere, progettato per ospitare poco più di 50 detenuti, ne ospita circa il doppio. Non solo il sovraffollamento rappresenta un problema, ma anche la grave carenza di personale: su una pianta organica di 65 agenti, sono effettivamente in servizio solo 41, con turni notturni sottodimensionati e una squadra di giorno composta da appena 15-18 agenti per gestire l’intero istituto.
Questo ennesimo episodio di violenza mette in evidenza l’urgenza di affrontare le problematiche legate alla sicurezza del personale e al sovraffollamento, per garantire condizioni di lavoro più sicure e sostenibili per gli agenti.