Quello del giornalista è il mestiere più bello del mondo, ma sappiamo benissimo che è anche una tra le professioni più bistrattate che esistano, certo anche per colpa di qualcuno della categoria che non fa il proprio dovere, ma questo però vale per tutti i lavori. Considerazioni di parte obietterete, visto che chi scrive fa questo mestiere da undici anni, ma questo editoriale, state tranquilli cari lettori, non vuole essere una difesa, peraltro non richiesta, della nostra amata e odiata categoria.
Vuole invece essere semplicemente il racconto delle sensazioni professionali provate dal sottoscritto che ieri mattina ha avuto l’onore di rappresentare il nostro giornale su Rai 3, ma soprattutto di fare nel suo piccolo, un po’ di servizio pubblico, termine purtroppo abusato, ma da riscoprire soprattutto per noi giornalisti. Ricorderete sicuramente la nostra inchiesta sulle finte multe inviate dal Canton Ticino agli automobilisti italiani, buona parte dei quali residenti nella nostra provincia. Del caso si è occupata ieri anche la trasmissione Mi Manda Rai Tre, la cui redazione, dopo aver letto i miei pezzi sul sito web www.laprovinciadivarese.it, mi ha invitato a partecipare alla puntata andata in onda ieri, per raccontare al pubblico la vicenda e addirittura per dare qualche consiglio, onde evitare di farsi raggirare.
Quando vi parlavo del mestiere più bello del mondo intendevo proprio questo, compreso ovviamente tutto il carico di responsabilità che comporta. Oltre alla soddisfazione professionale di partecipare addirittura per una decina di minuti ad una storica trasmissione della Rai, erede della mitica “Mi manda Lubrano”, seguita in media da un milione di telespettatori, ho avuto anche la possibilità di spiegare come non farsi fregare da questi truffatori senza scrupoli. Collegato in diretta dalla sede Rai di corso Sempione a Milano, ho avuto l’opportunità di mettere in luce le stranezze contenute nelle finte multe e cosi mettere in guardia i potenziali truffati.
Non nascondo l’emozione salita alle stelle, soprattutto negli ultimi minuti prima dell’apertura del collegamento con lo studio di Roma. Come prima di un esame difficile all’università, negli attimi precedenti alla diretta mentre mi trovavo nel salottino riservato agli ospiti, mi sono riguardato gli appunti che avevo preparato e sintetizzato in tre fogli, dove aveva esaminato pezzo per pezzo la multa fasulla. Non pensavo nemmeno di avere così tanto tempo a disposizione e con il passare dei secondi la tensione per fortuna si è sciolta.
Devo ammettere anche di avere tentennato un po’ prima di accettare l’invito della redazione di Mi Manda Rai Tre, perché c’è una bella differenza tra fare il giornalista della carta stampata e il giornalista televisivo. L’idea di fare servizio pubblico e la possibilità, nel mio piccolo, di evitare che qualche cittadino venisse raggirato da questi personaggi alla fine ha prevalso sui dubbi sorti relativi alla mia performance televisiva. In conclusione, parafrasando il famoso “siamo uomini o caporali?” di Totò, da oggi una piccola certezza in più ce l’ho. Anche e soprattutto grazie a voi lettori. E cioè che siamo senza dubbio prima uomini che giornalisti.