Rilievi, critiche, osservazioni. Alla sesta partita in B arriva la prima sconfitta di Bettinelli dopo 3 vittorie (Siena, Novara, Spezia mica pizza e fichi) e 2 pari, eppure qualcuno pensa che il Varese sia il Real di Ancelotti. O la corazzata di Rolando Maran, che forse è peggio. Anche perché le spese folli per quella corazzata e successive ci stanno costando la vita. Invece il Varese ora è piccolino, fragile, è un pulcino che mangia pane duro e stenta a sopravvivere,
è una piccola grande Primavera. Il Varese è “una sconfitta come questa”. A Carpi lacrime e sangue in un forno a 30 gradi dopo un mese di inverno varesino (sembravano mancare gambe e forze), dopo il cuore e le palle della prima giornata. Ci sta quando hai tanti giovani, poche alternative e dovevi tagliare il tagliabile per non chiudere baracca e burattini. È una squadra che quando perde le sue certezze (la corsa, l’impatto, il fisico, il coraggio, l’aiuto), soprattutto in trasferta dove non ha appigli, va sotto. Ma appena le ritrova, le suona a tutti.
Se un gruppo di under si smarrisce, non merita il bastone. Ma un gesto di cuore come quelli a cui questo gruppo ci ha abituato, tagli di stipendi compresi: «Forza ragazzi, restano 40 partite. La vita è lunga e inizia da Carpi. Il Varese di Sannino perse 2-0 a Crema, 3-1 con l’Albino, 5-0 a Siena».
Ci sembra di leggerli nei loro commenti idioti agli articoli web, i soloni da poltrona: e perché Bettinelli non ha messo Blasi, e perché ha tolto Petkovic. Perché qui, perché là. Perché su, perché giù. Forse è un bene che tra ieri e oggi escano allo scoperto disfattisti, allenatori mancati, avvoltoi pronti a volare sulla carcassa biancorossa: Carpi servirà per restare in pochi, quelli giusti, e farà capire a tutti che questa è la nostra squadra soprattutto quando perde.
Se vai sotto e fai alzare dalla panchina Nicola Cornacchia, classe ’96 del vivaio dopo che avevi già spedito dentro Denni Scapinello – il diciannovenne di Schianno – significa che non hai paura della singola sconfitta ed esibisci la tua gioventù non come scusa ma come speranza, fiducia, bandiera. Come vittoria. Potete darcene quattro, ma guardateci bene in faccia e invidiateci: 8 giocatori sui 14 schierati hanno 18 anni, 19, 20, 21 (in due), 22, 23 (in due). Questo è, se vi pare? No: questo è, punto e basta. La croce non deve portarla De Vito, la croce è di tutti: ci siamo iscritti in B a 40 minuti dalla fine e questa squadra è un miracolo, non uno schifo.
Chi si lagna deve chiedersi se la società aveva i soldi per fare acquisti diversi. Deve saper contare fino a 5 come gli assenti, tutte ali o punte che potevano cambiare ritmo e partita (Forte, Miracoli, Rivas, Lupoli, Cristiano). Deve ammettere che il 4-2 era da annullare e il 2-2 è nato dopo un fallo non ravvisato su Falcone. Deve mordersi la lingua per aver detto da settimane che Borghese e Rea sono due centrali da salvezza, quindi non possono essere diventati due “buchi”. E deve rinfoderare la spada, mettersi una mano sul cuore e l’altra sulla coscienza, dicendo solo due parole prima di tacere: forza Varese.
Andrea Confalonieri
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