Nessun tentato omicidio, nessun atto persecutorio e soprattutto nessuna violenza sessuale, l’accusa che lo aveva portato in carcere (dove da allora è detenuto) nel gennaio 2016. Dopo un anno e tre mesi trascorsi in una cella della casa circondariale di Monza ieri mattina l’imputato, 63 anni, che nel frattempo ha perso moglie e lavoro si è visto rimettere immediatamente in libertà.
Il presidente del collegio non soltanto ha accolto ogni richiesta dell’avvocato , difensore del sessantatreenne, assolvendo l’uomo dall’accusa di violenza sessuale e condannandolo a 5 mesi di carcere (già scontati durante la custodia cautelare) per lesioni e danneggiamento, ma ha anche ordinato l’immediata trasmissione degli atti in procura per verificare l’ipotesi di reato di calunnia a carico dell’ex amante dell’uomo. La donna che secondo Cicorella «lo ha denunciato per violenza sessuale per non dover confessare al marito una relazione con l’imputato durata nove mesi».
L’ex amante, inizialmente, ha negato di aver avuto una relazione con l’imputato. Dal processo è emerso uno scenario diverso. I due protagonisti si sarebbero amati per nove mesi, la donna avrebbe poi deciso di troncare la relazione per paura che il marito scoprisse qualcosa. Per l’accusa l’uomo non accettò il rifiuto e il 19 settembre 2016 violentò l’amante in preda all’ira.
«Una violenza sessuale che fu denunciata un mese dopo il presunto fatto – ha sottolineato Cicorella rilevando l’incongruenza – Una violenza sessuale alla quale hanno fatto seguito diversi sms tra vittima e imputato che in alcun modo possono rappresentare una conversazione tra la vittima di uno stupro e il suo aggressore».
C’è un messaggio che anticipa di poche ore la presunta aggressione dove i due favoleggiano sull’avere un rapporto sessuale dopo una sauna. «Ci sono messaggi – ha continuato il difensore – successivi alla presunta aggressione dove il mio assistito si scusa per aver avuto con l’amante una violenta lite la sera prima, durante la quale lei gli ha rotto il naso con una testata, dichiarando che lei potrebbe fargli fare qualunque cosa ai quali la presunta vittima risponde: è vero. Non c’è alcun accenno a uno stupro. Nulla. Quella notte la donna tornò a casa, alle 5 del mattino, alticcia e in disordine dopo aver ignorato le chiamate del marito. Messa alle strette dal consorte che chiedeva conto del comportamento ha dichiarato di essere stata violentata per non confessare la relazione».
Non ci fu stupro. Cinque mesi per lesioni e danneggiamento: immediata scarcerazione. E la possibilità per l’imputato di chiedere alla Stato un risarcimento per ingiusta detenzione.