VENEGONO SUPERIORE «Vogliamo giustizia, non esistono attenuanti per quello che è successo a mia sorella. L’unica certezza è che da oltre due anni c’è un uomo che gira liberamente mentre mia sorella è sotto terra».
Nessuna attenuante per il conducente della macchina, un uomo di 36 anni del Mendrisiotto, che il 5 gennaio del 2010 investì e uccise Mariangela Parisi, la commessa del Fox Town di 42 anni di Venegono Superiore.
Lo ribadisce la sorella Silvana,
per nulla convinta dalle conclusioni contenute nella perizia tecnica del tribunale. Una perizia che avvalora l’ipotesi secondo cui, a favorire il terribile incidente, furono la scarsa illuminazione della strada di Mendrisio (via Penate) e l’abbigliamento scuro indossato dalla donna all’uscita dal Fox Town.
Conclusioni che hanno fatto arrabbiare Silvana: «È ridicolo – dice la sorella di Mariangela – chissà quante donne quel giorno erano vestite di nero, non mi pare una giustificazione plausibile».
«Il problema vero – insiste la donna – è la mancanza di attenzione che c’è stata in quel momento. Per qualche motivo il conducente della macchina era distratto e ha investito mia sorella. Il fatto che Mariangela avesse avuto un abbigliamento scuro non può essere un’attenuante. Una persona indossa leggins e cappotto nero e può essere investito?». Secondo la perizia, inoltre, l’automobilista stava viaggiando a una velocità al di sotto del limite dei 50 chilometri orari.
«Personalmente non ci credo – prosegue Silvana – Chi c’era quel giorno mi ha raccontato di aver sentito un botto terribile. Mia sorella è stata sbalzata di 18 metri sull’asfalto. Ribadisco il mio pensiero. È mancata la giusta attenzione».
«L’automobilista – prosegue – conosce perfettamente quella strada, chissà quante altre volte l’avrà attraversata. Sapeva benissimo che si tratta di una strada pericolosa. Sapeva che a quell’ora via Penate era attraversata, come capita ogni giorno, dalle commesse del Fox Town. Conosceva i pericoli di quella strada. Doveva stare più attento a maggior ragione nei punti di scarsa visibilità. Non è stata la velocità a determinare l’incidente, è stata la mancanza di attenzione. Chissà cosa stava facendo in quel momento».
Silvana non vuole sentire scuse di alcun genere: «L’automobilista deve essere condannato senza attenuanti – conclude – Quell’incidente poteva essere evitato tranquillamente. Doveva prestare più attenzione, in Svizzera fanno tanto i precisi ma noi stiamo aspettando ancora che venga fatta giustizia per mia sorella. Stiamo aspettando da oltre due anni che venga fatta chiarezza sulle responsabilità».
s.bartolini
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