Si svolgeranno questo pomeriggio alle 14.30, nella chiesa parrocchiale di Casale Litta, i funerali di Andrea Greghi, lo sciatore varesino di 40 anni, morto domenica in un incidente sciistico in Valdossola.
Prima di sposarsi, nel 2010 e di trasferirsi a Casale Litta, l’uomo viveva a Travedona Monate, dove era molto conosciuto e dove ora tutti lo piangono e si stringono con affetto attorno alla moglie , che aspetta il secondo figlio della coppia e alla piccola di 3 anni.
«Lo conoscevo da 30 anni, siamo cresciuti insieme ed eravamo vicini di casa – ricorda commosso il quasi coetaneo sindaco di Travedona Monate – era un ragazzo solare con un sorriso per tutti; Andrea era proprio un bravo ragazzo». Greghi era diventato un po’ la mascotte della compagnia, che frequentava un bar di Monate, in quanto più giovane del gruppo di un paio d’anni.
«Abbiamo passato tanti momenti belli insieme – racconta Colombo – tutto il paese è rimasto sconvolto da questa terribile tragedia; noi amici e vicini eravamo un po’ i suoi fratelli maggiori». Quando la notizia dell’incidente è giunta in paese, la compagnia di amici era riunita a cena; qualcuno ha subito preso l’auto e raggiunto Domodossola, proprio a testimoniare il forte legame d’amicizia che univa il gruppo.
«Andrea era una persona buona, attento anche ai problemi del lavoro – prosegue Colombo – ne avevamo parlato proprio qualche giorno fa insieme; aveva inviato una lettera a Maroni proprio per sensibilizzarlo sul tema dell’occupazione».
Greghi lavorava nel reparto stampaggio della Whirlpool, mentre la moglie è un’impiegata della multinazionale. «Si era molto avvicinato al nostro sindacato – sottolinea , rsu Fim Cisl – tanto che lo avremmo candidato alle prossime elezioni come delegato sindacale; ne avevamo parlato lo scorso 18 dicembre. Era sempre allegro e positivo e attento ai problemi di colleghi e lavoratori». «Era una persona perbene, lo vedevo sempre alle assemblee dei lavoratori» il ricordo di, rsu Fiom Cgil.
Le rsu apriranno una raccolta fondi da destinare alle esigenze della famiglia del collega scomparso. Un ricordo forte della vittima arriva anche da Besozzo, dal presidente del 1° Club nazionale Fiat 600, dove collabora la mamma di Andrea, . «Ci stringiamo con affetto al tremendo dolore della famiglia – afferma , che nel 2010 ha fatto da “autista” al matrimonio di Andrea con Katia, prestando la sua Fiat 600 d’epoca – era molto attaccato alla famiglia ed al suo lavoro».
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