A Tradate si cercano i messaggi di E.T., segnali dalle forme di vita aliene dell’universo.
All’Osservatorio astronomico Foam13, per la prima volta in Europa, si cercano raggi laser inviati da civiltà intelligenti extraterrestri. Il presidente di Foam13, spiega volentieri, come ha fatto la scorsa settimana a Uno Mattina, su Rai 1, l’affascinante progetto che punta a rispondere a diversi interrogativi, ma soprattutto al principale: “Esistono altre forme di vita nell’Universo?”.
Già prima d’ora, come raccontato nel film “Conctac” con Jodie Foster, gli scienziati hanno “teso l’orecchio” con i radiotelescopi alla ricerca di messaggi radio tra le radiazioni che arrivano dall’Universo.
Il progetto Seti, da Search for Extraterrestrial Intelligence, che va avanti da mezzo secolo finora non ha dato risultati, anche se esiste un evento che conosciuto come “segnale Wow” che lascia aperta qualche dubbio a favore. Quella che attualmente è cambiata è la modalità utilizzata per l’indagine. «La tecnologia è cambiata molto e oggi si pensa di poter cercare in luce ottica, col laser».Una luce non naturale, che quindi deve essere creata artificialmente.Civiltà aliene tecnicamente avanzate potrebbero, dunque essere in grado di emettere raggi laser che posano essere recepiti. In più, adesso anche l’area di ricerca è stata delineata e il gruppo di lavoro di Tradate sa dove puntare i telescopi.
Sono conoscenze che si sono acquisite nel tempo, in particolare «grazie al satellite Kepler. Sono state catalogate 145mila stelle, molte delle quali hanno pianeti, alcuni di grandezza simile a quella della Terra».
Ad oggi infatti, sono circa 1.800 i pianeti extrasolari noti che ruotano attorno a stelle relativamente vicine a noi. «Tra quei pianeti almeno una decina possiedono caratteristiche che si avvicinano a quelle terrestri e quindi non è da escludere che vi sia vita anche intelligente». Basandosi sulle statistiche «è certo che esistono altre civiltà nell’Universo ed è molto probabile che abbiano inviato messaggi, è necessario avvalersi di tutte le tecnologie esistenti per riceverli. Fino ad oggi non abbiamo pensato al laser perché non avevamo la tecnologia adatta per ricevere gli impulsi.
Ora esiste e quindi va utilizzata», spiega , responsabile del Progetto Seti per l’Italia e della sezione Seti della Foam13. L’idea e quella di contare i fotoni che emette una stella in tempi brevissimi «sappiamo quanti dovrebbero essere, se le quantità sono notevolmente superiori, si può capire se quello è un segnale laser e in quel momento è un qualcosa che va assolutamente indagato» spiega il Giuseppe Savio, responsabile del progetto Foam13-Oseti.
© riproduzione riservata