Due rapine in Svizzera, una in un supermercato di Olgiate Olona, una rapina a Cantello: a giudizio con altre 10 persone. Contestato anche un tentativo di evasione, con conseguente fuga oltre confine, organizzato nel 2012. Vasi avrebbe dovuto fuggire proprio dal tribunale di Varese dove era arrivato per un’udienza.
Ieri si è aperto il processo in sede dibattimentale. Prima l’udienza e poi il rinvio per l’apertura dell’istruttoria: si torna in aula a San Valentino. Vasi era già stato condannato per fatti analoghi. Dopo il tentativo di evasione, sventato ancora prima che avesse inizio, il varesino è detenuto in un carcere di massima sicurezza. Contestate alla banda rapine ma anche estorsioni. In particolare un fatto cruento avvenuto a Varese quasi sei anni fa: «vedi di farti vedere perchè mi devi dare dei soldi – si legge nel capo di imputazione – Natale è vicino e io devo fare il regalo alla mia donna. Ho la sedia a rotelle pronta per te se non paghi». Questo il genere di minacce che ricevevano le vittime delle presunte estorsioni.
Ricchi bottini
I colpi in Svizzera hanno fruttato parecchio alla banda: la rapina messa a segno nel 2010 ai danni della Cassa cambi e gestione Sa di Besazio ha fruttato 189 mila euro ai sodali. Oltre a 17 mila franchi svizzeri e svariati cellulari. A Olgiate Olona il colpo al supermercato Ld, con basista interna, fallì soltanto perché la commessa che trasportava il denaro, attesa da Vasi su indicazione della complice, si ribellò e chiese aiuto mettendo in fuga, vera eroina, il malvivente.
Nel 2011 toccò a un distributore Erg a Azio, in Svizzera, bottino circa 7mila franchi. Mentre a Cantello nel 2011 la banda, secondo l’accusa, ripulì una gioielleria. Nel frammezzo furono rubati moto, targhe e cellulari: tutti mezzi utilizzati dalla banda per organizzare i colpi secondo la procura.
Definito uomo estremamente violento e pericoloso, Vasi era già stato condannato per aver tentato dei colpi in Svizzera: gli inquirenti lo bloccarono con parrucche e armi e colla sui polpastrelli per non lasciare impronte digitali, mentre con i complici si dirigeva verso l’obbiettivo oltre confine. Paradossalmente, a testimoniare contro di lui, fu una delle sue donne.
Nel 2012 tentò di evadere, fiancheggiato da sette sodali, dal tribunale di Varese dove era arrivato per un’udienza. Carabinieri e poliziotti lo aspettavano: il piano era i fatti stato intercettato. Vasi avrebbe dovuto fuggire dal tribunale e con un quad, attraverso sentieri non battuti, avrebbe dovuto raggiungere la Svizzera. Non ha mai lasciato piazza Cacciatori delle Alpi: il piano di evasione finì stroncato sul nascere.
I complici che avrebbero dovuto garantire la fuga al capo trovarono piazza Cacciatori delle Alpi “cinturata” da un impressionante dispiegamento di forze. Vasi non arrivò dalla strada prevista e il piano naufragò. Aggravando la posizione dei complici e di Vasi stesso. I due fascicoli (rapine e tentata evasione) furono infatti riuniti e oggi il presunto bandito va incontro a quello che potrebbe diventare un maxi processo visto la quantità e la gravità dei fatti contestati. Si torna in aula il 14 febbraio.