Parigi, 27 mag. (Ap) – Nonostante innegabili progressi, la giustizia mondiale presenta ancora delle “falle” che non possono che aggravarsi, a causa dell’ostruzionismo di Stati molto potenti, portando così di fatto grave pregiudizio a milioni di persone. E’ questo il succo del Rapporto 2010 consegnato da Amnesty International, nel quale è tracciato un quadro non lieto della situazione dei diritti umani in 159 paesi.
L’organizzazione per la Difesa dei diritti umani punta il dito contro alcuni Paesi – in particolare Washington, Mosca e Pechino – che ritengono di essere “al di sopra” del diritto internazionale, che proteggono i paesi loro alleati e agiscono solo in funzione dei propri interessi politici.
Proprio per questo Amnesty International (AI) ha rivolto un appello al G20 chiedendo a paesi come Usa, Cina e Russia di aderire allo Statuto di Roma e riconoscere al più presto la Corte penale internazionale (Cpi).
Lo Statuto di Roma, adottato nel luglio 1998, è stato ratificato da 111 Stati, ma ben sette paesi del G20 (Stati uniti, Cina, Russia, Turchia, India, Indonesia e Arabia Saudita) non l’hanno fatto, ha sottolineato ieri da Parigi Geneviève Garrigos, presidente di Amnesty International France.
Le “falle della giustizia mondiale” hanno permesso l’anno scorso numerose situazione di repressione, si legge nel rapporto 2010, che si riferisce all’anno 2009. Sono stati registrati casi di tortura e maltrattamenti in 111 paesi, processi iniqui in altri 55 paesi, limitazioni alla libertà di espressione in 96 paesi, prigionieri politici in 48 paesi e impunità per i colpevoli di torture in altri 61.
Fcs
© riproduzione riservata