CASTELVECCANA La festa, se così si può chiamare, finisce con l’happy end. Per i 114 ragazzi che, l’11 giugno del 2006, parteciparono a un rave party alle Fornaci di Caldé è arrivata la parola fine al maxi-processo che li ha visti finire alla sbarra con l’accusa di “invasione di terreni ed edifici altrui” e di “occupazione abusiva di una proprietà privata e in parte anche di un’area demaniale”. I giudici della seconda Corte d’appello di Milano (presidente Flavio Lapertosa e giudice relatore Elena Minici) hanno confermato la sentenza di assoluzione “per non avere commesso il fatto” emessa in primo grado dal giudice monocratico Anna Giorgetti.
Secondo il giudice, insomma, non c’erano i presupposti perché quella partecipazione in massa di tanti giovani ad una festa nata in modo spontaneo a bordo lago potesse configurarsi come reato. La proprietà del terreno che ospitò il rave party (la spiaggia a bordo lago) è in parte demaniale, e in parte privata: quest’ultima appartiene a una società immobiliare con sede a Roma. Una sentenza alla quale il pm Massimo Politi si è peraltro opposto con un ricorso in Cassazione.
La vicenda aveva fatto molto discutere tanto per l’elevato numero di persone denunciate dai carabinieri (chiamati sul posto dalle telefonate allarmate dei residenti nella zona), quanto per la successiva citazione diretta di fronte al giudice. Peraltro, quasi nessuno si era presentato in tribunale all’apertura del processo (dopo un paio di rinvii per omesse notifiche), nonostante l’imponente dispiegamento di mezzi e uomini in assetto antisommossa, a prevenire chissà che cosa.
e.marletta
© riproduzione riservata