Aria tesa nel centrodestra lombardo, dopo che Letizia Moratti è uscita allo scoperto, paventando chiaramente la disponibilità (o la volontà?) di correre per il Pirellone. Niente di nuovo sotto il sole, poiché l’attuale vicepresidente aveva già espresso tale desiderio dopo che il suo nome era stato “bruciato” per la corsa al Quirinale.
Moratti, tra le righe, ha lasciato intendere che vorrebbe giocare questa partita all’interno del centrodestra: “Molti ritengono che dopo un lavoro generoso e positivo di un anno e mezzo io possa essere una risorsa per il centrodestra. Rispetto a questo, penso di poter essere un valore aggiunto per la coalizione . La mia storia personale lo testimonia e da tempo ho dato la mia disponibilità“.
La reazione di Salvini
Fredda la reazione di Matteo Salvini che, dopo aver preso tempo nelle settimane passate, ora insiste esplicitamente per la ricandidatura di Attilio Fontana: «Se il governatore deciderà di ricandidarsi avrà l’appoggio della Lega: non ho mai visto un vicesindaco che corre contro il suo sindaco».
Gli alleati prendono tempo
Nel centrodestra si è consapevoli della necessità di spegnere sul nascere pericolosi focolai, ma prevale comunque la diplomazia, in attesa di chiudere altre partite (i ballottaggi per tirare le fila del voto e, soprattutto, risolvere la partita siciliana).
Forza Italia, pur non avendo gradito la tempistica delle dichiarazioni di Moratti, ad un giorno dai ballottaggi, sembra voler temporeggiare, rimandando tutto all’analisi post voto con il centrodestra.
Daniela Santanché, coordinatrice regionale di Fratelli d’Italia, chiosa: “Con Moratti abbiamo ottimi rapporti, una donna brava e capace. Ma per noi lo schema è lineare: c’è una regola, quella degli uscenti, che abbiamo sempre rispettato da persone leali”.
I retroscena
L’inquietudine di Moratti ha radici lontane e risale al rimpasto di giunta del 2021, quando in piena psicosi da Covid venne chiamata a salvare la barca che stava affondando: in quell’occasione, evidentemente, le era stato prospettato un futuro da governatrice, dando per certa la non ricandidatura di Fontana. Ma la politica, si sa, cambia repentinamente come il tempo in montagna: la chiusura del “caso camici” con il proscioglimento dalle accuse e la ripresa economica della Regione hanno rafforzato la figura di Fontana, come testimoniano i sondaggi che lo vedrebbero vincente con un’ampia forbice di vantaggio sul centrosinistra.
La Moratti, però, teme di essere stata “usata”, prima in Lombardia e poi per la partita del Quirinale. E la storia insegna: non c’è pericolo più grande di una donna “sedotta e abbandonata”.