Ancora una volta, i disfattisti sono smentiti: ogni loro tentativo di frenare l’azione del governo sarà sminata, giorno dopo giorno. Matteo Renzi incassa il via libera della commissione Ue alla Legge di stabilità. E guarda senza preoccupazione ma con grande determinazione, riferiscono fonti di governo, alle sfide che lo attendono nelle prossime settimane, nel confronto con i sindacati e in Parlamento.
I passaggi parlamentari saranno affrontati – e superati – uno dopo l’altro, è convinto il premier.
Che ostenta ottimismo, vede la ripresa nella prossima primavera e punta a «un futuro all’altezza dell’ambizione dell’Italia», non da «fanalino di coda» ma da «gruppo di testa dell’Ue», in competizione con la Germania.
Sulla via dell’approvazione della manovra entra però ora nel vivo la partita interna. E non si placa lo scontro con i sindacati. Il governo non tratta con loro sui suoi provvedimenti, ha detto a muso duro il leader del Pd. Ma Anna Maria Furlan sottolinea che la Cisl «si aspetta risposte». E Susanna Camusso afferma che la concertazione non è altro che «un’ossessione» di Renzi. Poi aggiunge che se le risposte non ci saranno, la Cgil indirà uno sciopero generale, «entro l’anno». Un’ipotesi cui il premier replica così: «Noi le fabbriche vogliamo tenerle aperte, non occuparle» è il messaggio che il premier manda ai sindacati attraverso un’intervista che sarà pubblicata su «Oggi».
Il ruolino di marcia per far quadrare i conti e rispettare i patti con l’Ue è implacabile. In giornata il premier deve convocare il Consiglio dei ministri per aggiornare gli obiettivi di finanza pubblica (Def), dopo aver corretto la manovra per venire incontro alle richieste di Bruxelles. Il testo, che due settimane fa era passato per un soffio in Senato, dovrà tornare in Aula e le opposizioni provano a tendere una «trappola» al governo.
Una minoranza Pd in forte agitazione e un’opposizione (Forza Italia inclusa) battagliera sui provvedimenti economici, annunciano una sessione di bilancio tutt’altro che tranquilla. Nessun problema, spiegano dal governo, l’unica conseguenza è lo slittamento di qualche giorno dell’apertura della sessione di bilancio. Ma qualche problema la minoranza sta cercando di crearlo, chiedendo che si voti di nuovo non solo il Def a maggioranza semplice, ma anche lo slittamento del pareggio di bilancio a maggioranza assoluta. Se il presidente del Senato Grasso dovesse accogliere la richiesta, si dovrebbero passare di nuovo le forche caudine di Palazzo Madama, dove la maggioranza assoluta il 14 ottobre fu raggiunta di un soffio (161 voti) grazie al contributo di un ex grillino.
Anche se qualche renziano ammette che, di fronte allo stallo, non ci sarebbe altra alternativa che il ritorno alle urne, il premier torna a smentire: «Si vota nel 2018», dice nell’intervista a «Oggi».