Il governo compie un anno e Matteo Renzi rilancia: prossimi impegni la riforma della scuola – basta considerare gli insegnanti «l’ultima ruota del carro», ma ci sono anche «quelli che non sono all’altezza della loro missione» – e la riforma della Rai, per la quale «si partirà a marzo» e non è escluso, nonostante la volontà, «se possibile» di mettere in pista un ddl per «non far eleggere il nuovo cda con la legge Gasparri». Parole che scatenano subito un putiferio.
Si risente Forza Italia per l’attacco a Gasparri. In particolare quando il premier ha detto che «la Rai non è il posto dove i singoli partiti vanno e mettono i loro personaggi, ma è un pezzo dell’identità culturale ed educativa del Paese. E allora – prosegue Renzi – non può essere disciplinata da una legge che si chiama Gasparri». Ma se la prende anche il Movimento 5 stelle, che passa al contrattacco sulla possibilità di ricorrere a un decreto: «La riforma la fa il Parlamento, non Renzi».
Non basta. C’è lo strascico di polemiche sul Jobs act, c’è la situazione in Libia e la minaccia del terrorismo. Il premier vuole parare tutti i colpi. Oltre alle critiche arrivate da Laura Boldrini, che sabato aveva censurato il comportamento del governo, c’è da rispondere anche a Maurizio Landini. Tagliente anche il commento sul leader della Fiom che rompe gli indugi e si dice «pronto a sfidare democraticamente Renzi». Landini «dopo la sconfitta con Marchionne», dopo quella nel sindacato – «Non credo che Landini abbandoni il sindacato, è il sindacato che ha abbandonato lui» – si butta in politica, osserva Renzi, «non è il primo». Ma certo «è difficile pensare che tutte le manifestazioni non fossero propedeutiche all’entrata in politica». Renzi non accetta l’accusa di essere un uomo solo al comando, di decidere da solo: questo vale per la scuola – «abbiamo ascoltato tutti» il resto sono «pagliacciate» dice davanti alla protesta, durante l’iniziativa del Pd sulla scuola, di alcuni insegnanti precari – per il Jobs Act, per tutto. Perché «la democrazia – ripete – è ascoltare e poi decidere, altrimenti non è democrazia, è palude, immobilismo, quello che per decenni ha bloccato l’Italia».
Infine il grande tema della Libia e del terrorismo internazionale dopo l’ultima minaccia dell’Isis a Roma. Renzi prima di tutto vuole «tranquillizzare gli italiani» perché «noi conosciamo come stanno le cose in Libia e siamo in grado di intervenire». Serve buonsenso prima di tutto: «Diciamo no all’esagerazione, non siamo sotto attacco, niente fughe in avanti – ricorda -. Al tempo stesso non dobbiamo sottovalutare niente».