Respingimenti/ Guterres (Unhcr) contro politica italiana


Bruxelles, 28 apr. (Apcom)
– L’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite torna a criticare l’Italia per la poitica dei respingimenti in mare degli immigrati clandestini. L’Alto commissario, Antonio Guterres, parlando con alcuni cronisti a margine del suo incontro oggi a Bruxelles con il commissario Ue alla Cooperazione e all’Aiuto umanitario, Kristalina Georgieva, ha osservato: “E’ ben noto il nostro giudizio negativo sui respingimenti e sui rischi che comportano per le persone bisognose di protezione; sono posizioni molto conosciute e spero che questo contribuisca a una revisione di quella politica”.

Un’altra critica all’Italia è arrivata oggi da Strasburgo da parte del Cpt, Comitato per la prevenzione della tortura e delle pene degradanti del Consiglio d’Europa. “La politica italiana, consistente nell’intercettare emigranti in mare e nel costringerli a tornare in Libia o in altri paesi non europei – si legge nel rapporto del Cpt, corredato anche della risposta del governo italiano – rappresenta una violazione del principio di non respingimento cui l’Italia è vincolata”.

“Secondo tale principio – si legge ancora nel rapporto di Strasburgo – chiunque rientri nella legislazione italiana (acque territoriali, ma anche navi al di fuori dei confini) deve avere la possibilità di richiedere la protezione internazionale e fruire delle strutture necessarie. Le autorità italiane, al contrario, tra maggio e luglio 2009, hanno rinviato in Libia molti emigranti, negando loro il diritto di ottenere una valutazione dei singoli casi”. Secondo il Cpt – peraltro, presieduto dall’italiano Mauro Palma – la Libia non può essere considerato un paese sicuro per quanto riguarda la tutela dei diritti umani.

Il governo ha replicato che nessun migrante, una volta a bordo di una nave italiana, ha espresso l’intenzione di presentare richiesta di asilo, aggiungendo che la Libia è vincolata dalle convenzioni internazionali che impongono il rispetto dei diritti umani. In quel Paese, secondo Roma, esiste un ufficio delle Nazioni Unite in grado di soddisfare le esigenze di tutela delle persone rinviate.

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