Respinta (di nuovo) la richiesta di scarcerazione. Binda resta in cella

L’uomo, accusato di avere ucciso quasi trent’anni fa Lidia Macchi,non ha ottenuto la possibilità di tornare a casa in attesa del processo

Il tribunale del Riesame di Milano ha respinto (ancora) la richiesta di scarcerazione di Stefano Binda. Il ricorso era stato presentato dai legali di Binda, Sergio Martelli e Roberto Pasella, impugnando l’ordinanza del gip Anna Giorgetti con la quale il giudice per le indagini preliminari di Varese rigettava la stessa richiesta e anche, in subordine, la possibilità di arresti domiciliari per il quarantanovenne di Brebbia arrestato lo scorso 15 gennaio con l’accusa di aver ucciso Lidia Macchi, la studentessa varesina assassinata con 29 coltellate il 5 gennaio 1987 ( il corpo fu trovato il 7 gennaio 1987 al limitare dei boschi del Sass Pinì a Cittiglio). Binda lunedì comparirà davanti al gup di Varese per l’udienza preliminare: il sostituto procuratore generale Carmen Manfredda, che ha coordinato le indagini, chiederà certamente il rinvio a giudizio. In caso di mancato proscioglimento Binda non avrebbe intenzione di chiedere riti alternativi preferendo affrontare il dibattimento.