– L’avvocato impugna l’ordinanza sbagliata: resta in carcere Mahmoud Jrad. È stata dichiarata «inammissibile» per un vizio formale, la richiesta di scarcerazione presentata dalla difesa di Jrad, il 23enne siriano fermato a Varese a inizio agosto perché ritenuto pronto a partire per andare a combattere con le milizie di Al-Nusra: lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Milano, accogliendo il parere formulato in aula nell’udienza del 2 settembre scorso dal pm Enrico Pavone, titolare dell’indagine
con Maurizio Romanelli. Il magistrato aveva chiesto che l’istanza venisse respinta perché la difesa non ha impugnato l’ultima ordinanza di custodia cautelare valida, quella emessa dal presidente dell’ufficio Gip di Milano, Aurelio Barazzetta, il 17 agosto scorso, ma il provvedimento cautelare a carico del siriano che era stato firmato dal Gip di Varese Anna Giorgetti. Jrad era stato fermato a Varese nell’ambito di un’indagine della Dda di Genova che coinvolge altre persone, tra cui anche il fratello del siriano denunciato a piede libero, tre imam di Genova (un cittadino albanese e due marocchini) e altri due marocchini che frequentavano moschee; il tribunale di Genova, però, aveva poi trasmesso gli atti sulla posizione del 23enne ai magistrati milanesi per competenza territoriale e il giudice Barazzetta aveva rinnovato la misura cautelare. Da quanto si è appreso, ora la difesa del giovane siriano, rappresentata dall’avvocato Luca Bauccio, ha già presentato un nuovo ricorso contro il provvedimento del Gip milanese al Riesame e l’udienza di discussione (non ancora fissata) dovrebbe tenersi la prossima settimana: «Non c’entro nulla con il terrorismo, io volevo partire per la Siria solo per andare a trovare mia moglie», ha detto Jrad in alcune dichiarazioni rese nei giorni scorsi davanti al magistrato di sorveglianza nel carcere di Rossano (in provincia di Cosenza). Il ritratto fatto dagli inquirenti del 23enne racconta di un giovane disoccupato, che non cercava lavoro ma andava in moschea a pregare sino a tre volte al giorno. Una radicalizzazione rapida quella subita da Jrad che secondo gli inquirenti era prontissimo a partire per la Siria per combattere sul fronte dei terroristi. Dalle carte dell’indagine emergono tracce di contatti diretti tra il siriano e i combattenti al fronte: «Combattenti restate coperti nella zona di Aleppo dell’est, i nemici stanno colpendo dall’est». «Ci sono due elicotteri con mitragliatrice in arrivo nella zona di Aleppo … state in guardia». È il contenuto di alcuni file audio che sarebbero stati inviati dal fronte di guerra ad Aleppo, con indicazioni operative per i mujaheddin che combattono nella città siriana, e rintracciati dagli investigatori della Digos nello smartphone di Jrad.