– Revocati gli arresti domiciliari per , sindaco di Brenta e presidente del consorzio dei comuni del Medio Verbano, e, ex comandante del comando di polizia locale del Medio Verbano. Ballardin e Bezzolato erano stati arrestati alcuni giorni fa dai militari della Guardia di finanza di Luino in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare confezionata dal gip su richiesta del pubblico ministero .
Ballardin è accusato di falso e favoreggiamento, mentre Bezzolato risponde dell’accusa di peculato. Bezzolato era già stato arrestato ad agosto con il medesimo capo di imputazione. Secondo la procura Ballardin e Bezzolato avrebbero in qualche modo concordato una versione per permettere all’ex comandante di restituire 1.600 euro indebitamente prelevati dalle casse dell’economato del consorzio. Il pubblico ministero aveva subordinato il parere positivo alla revoca degli arresti domiciliari ad una precisa richiesta: Bezzolato doveva essere sospeso dai pubblico uffici per sei mesi,
così come di fatto è avvenuto.
L’autorità giudiziaria in questo modo vuole eliminare il rischio di inquinamento delle prove dell’inchiesta a carico del solo Bezzolato tuttora aperta. Proprio la possibilità di inquinamento delle prove aveva fatto scattare gli arresti. La posizione di Ballardin, che attraverso il proprio legale aveva fatto sapere di volersi dimettere da presidente del consorzio ma non dalla carica di sindaco, è molto sfumata rispetto a quella dell’ex comandante che risponde di una condotta protrattasi nel tempo.
Secondo gli inquirenti, infatti, il solo Bezzolato avrebbe utilizzato il proprio ufficio per svolgere servizi d’ordine a feste popolari organizzate nei comuni che fanno parte del consorzio, intascandosi i proventi. Da tutto questo Ballardin è assolutamente escluso. Davanti al gip il sindaco di Brenta ha spiegato l’accaduto provando, secondo il legale, la propria buona fede. Lo stesso giudice per le indagini preliminari nell’ordinanza sottolinea come il primo cittadino Gianpietro Ballardin abbia reso «ampie dichiarazioni» al fine di spiegare come siano andate le cose: dichiarazioni che rimarranno nel fascicolo dell’indagine, «idonee a cristallizzare i dati di fatto, al fine di comprendere quanto occorso». La posizione del sindaco di Brenta in seno all’inchiesta appare quindi marginale e limitata ad un solo episodio: l’aver ricevuto da Bezzolato i 1.600 da ricollocare nelle casse dell’economato (denaro che per i difensori non aveva mai illecitamente lasciato gli uffici) e aver rilasciato ricevuta dell’avvenuta restituzione, con conseguente versamento in cassa, della stessa somma.