Riammissione e ripescaggio, due situazioni diametralmente diverse. Nella graduatoria di riammissione entrano nove squadre di serie D, ossia le nove vincitrici dei playoff di ciascun girone. I playoff si disputano solo tra gironi (con semifinali e finali), non c’è alcuna fase nazionale. Come detto, si crea una graduatoria con un ordine stabilito in base al quoziente punti al termine del campionato, ossia la media punti della stagione (e i punti del Varese sono pochi). In caso di quoziente pari, sarà meglio classificata chi avrà chiuso la stagione regolare in posizione più alta ed in caso di ulteriore parità prevarrà la squadra meglio classificata nella Coppa Disciplina.
La graduatoria finale dei playoff è una lista di ripescaggio, a cui la Lega Pro attinge nel caso in cui avvengano rinunce (come nel caso dello Sporting Bellinzago), fallimenti o mancate iscrizioni. La questione del ripescaggio è diversa: l’anno scorso, per volontà del presidente della Lega Pro Gravina, si allargò il numero di squadre da 54 a 60. Tra rinunce delle squadre in graduatoria e mancate iscrizioni, i posti vacanti erano undici: si aprì alla domanda di ripescaggio di squadre che non avevano conquistato sul campo la promozione oppure erano retrocesse (ci provarono anche Pro Patria e Monza).
I criteri per essere ripescati, e non riammessi, erano i seguenti: versamento alla Figc di una tassa a fondo perduto di 250.000 euro, assenza di pendenze economiche relative alla stagione 2015-2016, assenza di illeciti amministrativi (ultime tre stagioni), assenza di illeciti sportivi (ultime due stagioni) e disponibilità di uno stadio a norma con i criteri infrastrutturali della Lega Pro. I criteri per la stagione in corso, così come la somma da versare a fondo perduto, verranno resi noti solo al termine della stagione e, in caso di mancata vittoria dei playoff, potranno interessare il Varese.