– Botte alla convivente davanti ai figli minorenni: trentacinquenne arrestato per maltrattamenti aggravati. È accaduto a Malnate pochi minuti prima dello scoccare della mezzanotte tra il 7 e l’8 marzo.
Un arresto che rappresenta un segnale forte arrivato alla vigili della festa della donna per più di una ragione. La prima: la vittima è una donna senegalese di 33 anni. Che ha rotto più di un luogo comune. Le straniere subiscono in silenzio, recita un pregiudizio.
La giovane vittima l’altra notte ha afferrato il telefono e ha composto il 112 denunciando il convivente che la stava massacrando. Non ha esitato. La seconda ragione per cui il fatto è rilevante. La chiamata tempestiva ha permesso ai carabinieri della stazione di Malnate di intervenire immediatamente. Molto spesso provare il reato di maltrattamenti, che comporta una condotta reiterata nel tempo, è molto difficile. Le vittime spesso non ricorrono a cure ospedaliere e se lo fanno mentono parlando di incidenti domestici.
Quella chiamata, l’altra notte, ha invece permesso ai militari di arrivare mentre il reato si stava consumando. Il nigeriano di 35 anni poi finito ai Miogni è stato preso in flagranza di reato. È il pubblico ministero , una donna così come donna è il capitano che guida la compagnia carabinieri di Varese sotto il cui comando ricade la stazione di Malnate, non ha esitato un istante a disporre l’arresto immediato. Il fatto in se è semplice. Purtroppo segue un copione che va in scena nel suo dramma in molte case e che colpisce donne Italia e straniere ricche o povere in egual misura. Lui torna a casa. Pare che l’uomo abbia più volte mostrato atteggiamenti violenti. La situazione economica è difficile vista la crisi e a quanto pare il trentacinquenne non ha trovato altro di meglio da fare che alzare il gomito.
Intorno alle 21 c’è una prima aggressione alla compagna. Insulti, grida e botte davanti ai tre figli piccoli della coppia. Trenta minuti di terrore, poi il picchiatore pare placcarsi. Verso le 23 arriva la seconda ondata di rabbia potente. E arrivano altre botte. Calci, pugni, spintoni. I bambini piangono terrorizzati. La vittima alza la testa di scatto. Riesce a raggiungere il telefono e chiama i carabinieri. Con i militari arriva la pace agognata. Quel compagno così violento da sembrare invincibile si trasforma in un agnellino pavido. In manette non pare poi più così invincibile. In carcere poi fa ancora meno paura. I bambini finalmente non piangono più. E lei, la vittima, viene accompagnata all’ospedale di Circolo di Varese. Ha contusioni multiple su tutto il corpo ma questa volta dice la verità. Non è caduta perché distratta, si è ritrovata sotto i colpi del suo compagno e del padre dei suoi figli. L’uomo nelle prossime ore comparirà davanti al gip per la convalida dell’arresto.