A soli 19 anni ha avuto la forza di fare una scelta certamente complessa, pensando al proprio futuro, non solo sportivo, ma anche e soprattutto di vita, lavoro e confronto con la quotidianità. Paolo Crespi è un giovane atleta di Venegono Inferiore. La sua disciplina è il basket in carrozzina. Le sue maglie sono quelle della Briantea 84 Cantù e della Nazionale Under 22. E la decisione, difficile, che ha preso è stata quella di sottoporsi all’amputazione della gamba sinistra, preferendo tale soluzione all’intervento in artrodesi, alternativa che avrebbe sì salvato l’arto, limitandone però di molto, se non del tutto, la mobilità del ginocchio e della caviglia.
Sei anni fa la scoperta di un osteosarcoma e il via ad un calvario, fra interventi chirurgici (con l’inserimento nel ginocchio di una protesi in titanio) e cicli di chemioterapia. Ma Paolo ha sempre combattuto, con la forza e la maturità di chi non si accontenta di spiegazioni sbrigative, ma vuole andare fino in fondo per capire e di conseguenza poter scegliere. «Ho sempre fatto domande, determinato a voler sapere tutto, e dai medici mi ero sempre sentito dire che l’amputazione
era l’ultima spiaggia, la soluzione estrema – racconta Paolo – Così mi sono messo alla ricerca di informazioni: mi sono rivolto ai miei compagni di squadra, alcuni dei quali avevano subito in passato lo stesso tipo di operazione, come Filippo Carossino, che è addirittura bi amputato. Con lui ho affrontato ogni argomento, chiarendomi i dubbi: la protesi, il dolore, tutto quanto». Da qui la consapevolezza degli scenari e la decisione. «E ora mi sento come se mi fossi tolto un peso».
L’intervento infatti è stato effettuato alcuni giorni fa al “Gaetano Pini” di Milano e Paolo è già tornato a casa, a Venegono. «Sono stato dimesso giovedì pomeriggio e la prima cosa che farò, se sarà possibile, sarà il viaggio a Seveso per il match di questa sera alle 20.30 fra la mia Briantea e la Handicap Sport Varese».
Da cinque anni Paolo Crespi indossa la maglia della formazione canturina, con la quale aveva fatto in tempo a iniziare anche questa stagione, prima di sottoporsi all’intervento. «Gioco a Cantù perché nel periodo in cui ho iniziato la mia avventura nel basket in carrozzina a Varese l’attività era stata momentaneamente sospesa – spiega – Sono molto affezionato a tutto l’ambiente e penso che non cambierò mai squadra, anche perché ho la fortuna di avere un coach eccezionale come Malik Abes».
Il cuore di Paolo, però, è biancorosso. «Tifo certamente Openjobmetis, anche se non ho molto tempo per seguire le partite. Anzi, ricordo che la mia prima carrozzina da gioco, arrivata tramite l’iniziativa di un’associazione, mi fu consegnata cinque anni fa proprio da Gianmarco Pozzecco, a Masnago: un’emozione incredibile».
Ora Paolo non vede l’ora di tornare in campo. «Spero di essere pronto fra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio, anche perché a marzo ci sono le coppe europee e non voglio mancare, per poter affrontare grandi squadre e grandi campioni». Ma Paolo, la sua scelta, non l’ha fatta pensando al basket. «Lo sport è una grande passione, ma è un’avventura destinata prima o poi a concludersi. Ho pensato alla mia vita, al futuro che voglio costruirmi. Ho studiato per fare il cuoco: questa è la strada che intendo prendere e che l’intervento appena effettuato mi consentirà di percorrere».