Ponzio Pilato al confronto era un dilettante: la gara del non decidere continua, con il campionato di serie B nel ruolo di vittima designata.
Ieri il primo consiglio Figc dell’era Tavecchio doveva stabilire la ripescata per portare il torneo cadetto a 22 squadre. Com’era prevedibile, ha dettato i criteri ma non ha scelto: paradossale.
I nuovi vertici federali hanno fissato alle ore 13 del 25 agosto la scadenza per presentare le domande, che saranno vagliate nel consiglio appositamente convocato proprio lunedì prossimo.
Evidentemente, la candidatura del Novara – che da solo ha condotto per un mese la battaglia dell’organico pari, vincendola – è crollata sotto i colpi della penalizzazione per illecito che, regolamento alla mano, impedisce di beneficiare di provvedimenti del genere. Perciò i legali piemontesi puntavano su sinonimi come “integrazione” e “riammissione”, sperando di dribblare il divieto di ripescaggio.
La Figc stilerà una graduatoria tra le domande pervenute, che terrà conto dei criteri tradizionali applicati in questi casi: al 50% peserà l’esito dell’ultimo campionato, al 25% la tradizione sportiva della città, al 25% la media spettatori delle ultime cinque stagioni.
E dall’elenco dei pretendenti verranno cassati i club con la fedina recente non immacolata: quindi Novara, Reggina e Lecce, tutte candidate di peso, sono fuori. Entro 48 ore (cioè fino a domani) possono ricorrere ancora all’Alta corte del Coni: lo faranno? Il Novara, che si ritiene beffato, è furibondo e potrebbe ingaggiare un altro duello a suon di carte bollate.
Morale: al momento la Juve Stabia è favorita, ma non è detto che la spunti. Ci sono società di Lega Pro che hanno buoni argomenti. E chiunque, a questo punto, può tentare il colpo gobbo. Lo dice Tavecchio in persona: «Abbiamo interpretato in maniera estensiva il comportamento che la Lega di B utilizza da nove anni. Sarebbe singolare se stabilissimo nuovi criteri. Abbiamo mantenuto gli stessi, ma riapriamo i termini, dando a tutto il sistema la possibilità di partecipare».
La lista è lunga. Per esempio c’è il Catanzaro, che già osservava con interesse la situazione: rinato nel 2011 dopo il fallimento, l’anno scorso ha fatto i playoff di Prima e vanta una grande tradizione come provinciale negli anni ’80.
Poi c’è il Benevento, che da tot anni manca sistematicamente la promozione in B e ha le risorse per farla: peccatuccio, nel 2011 è stato penalizzato per le scommesse.
È interessante, la posizione del Südtirol, che lo scorso anno ha perso la finale playoff con la Pro Vercelli: dal 2010 gioca in Prima divisione, viene da una regione mai entrata nel calcio che conta, ha un background positivo.
Simile la situazione dell’Aquila: nel 2010 stava in D dopo il fallimento, è salita in fretta grazie anche a un ripescaggio. E porta le istanze di un comprensorio ancora ferito a morte dal terremoto: sarebbe un ripescaggio del cuore.
Vicenza e Cremonese la storia ce l’hanno: le controindicazioni sono il ripescaggio dei berici nel 2012 e il pesante coinvolgimento grigiorosso nel calcioscommesse.
Poi ci sono due nomi che fanno effetto. Il Pisa: fallito e rinato nel 2009, ripescato nel 2010 (vedi L’Aquila), ha un pubblico di prim’ordine e negli anni ’80, con patron Anconetani, ha toccato lo zenit in serie A. E la Salernitana, club posseduto da Claudio Lotito, padrone della Lazio e nuovo uomo forte della Federcalcio: particolare che basta a candidare una società che, retrocessa dalla A nel 1999, da allora ha vissuto vicende drammatiche, con ben due fallimenti.
Altri si accoderanno, sarà un’ammucchiata e una fine estate difficile. Il rischio – o certezza? – è che il campionato il 29 agosto inizi sub judice, tra ricorsi incrociati e sentenze di tribunali sportivi e non. Brutta storia.
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