La targa dedicata a Giovanni Borghi, posizionata dal Club di Avigno nel giardinetto di via Vellone il 30 ottobre 1977, sarà al più presto tirata a lucido dal comune di Varese. Lo ha promesso l’assessore ai lavori pubblici Andrea Civati.
Per il rione si tratta di una vittoria.
Già parecchi anni fa i residenti delle case circostanti avevano chiesto di pulirla e questo per un duplice obiettivo: portar rispetto a Giovanni Borghi, ma anche a Nicola Lovascio,
Ferruccio Soranzo e Peo Maroso, le tre illustri personalità di Avigno che vollero quella targa e che ancora oggi sono ricordate ad Avigno per i loro meriti e perché divisero la loro vita tra la famiglia, la professione, e l’impegno nel rione nel quale abitavano.
Purtroppo non è facile, oggi, trovare qualcuno che ha presenziato alla posa di quella targa. Ci abbiamo provato, ma il Club di Avigno in quegli anni era eclettico, di iniziative ne organizzava molte, e le persone che avrebbero potuto partecipare alla piccola cerimonia del 1977 non ricordano esattamente le circostanze in cui sia avvenuta.
Sulla targa è scritto che fu realizzata per il decennale del club, insieme a un giardino pubblico di modeste dimensioni, ma che in estate garantisce alle persone di potersi sedere al fresco, all’ombra degli alberi.
Anche se la cerimonia è andata dimenticata, tutti ricordano il Club di Avigno di quegli anni. Ne faceva parte Nicola Lovascio, che era il medico condotto del quartiere, figlio di uno dei primi veterinari della città, nonché medico al pronto soccorso di Varese.
Peo Maroso, che è stato un allenatore di calcio, calciatore e dirigente sportivo italiano, nonché presidente onorario della società Associazione Sportiva Varese 1910. Ferruccio Soranzo, a cui è stato dedicato il centro di aggregazione di Avigno proprio perché si dava sempre da fare sia per il quartiere sia per aiutare gli altri. Era considerato un vero e proprio factotum e si poteva sempre contare sulla sua presenza.
Chissà che partire da quella targa, e dal ricordo di chi l’ha voluta, sia un modo per riaggregare la comunità intorno a una storia comune? Francesca Strazzi, assessore alla partecipazione che ha trascorso la sua infanzia ad Avigno, ne è convinta.
«Secondo me la grossa differenza tra le generazioni di oggi e quelle di ieri è che, fino a qualche tempo fa, le persone si sentivano parte di una comunità.
Adesso è raro vivere dove si lavora.
I centri di aggregazione si sono spostati: attualmente, per esempio, sono le scuole (con le associazioni dei genitori) un modo in cui si sente forte il legame con il quartiere, ma altri centri di aggregazione sono spariti».
«Gli anziani, oggi, tendono ancora ad identificarsi con il luogo dove sono vissuti – continua Strazzi – Favorire la partecipazione significa anche partire dal ricordo di personalità che hanno fatto molto per il quartiere. Il loro esempio potrebbe far nascere qualche nuova idea, ed essere uno slancio per il futuro».