La storia del risparmio in Italia è ricca di passi falsi, di vere e proprie truffe, di tradimenti ed illusioni. Dal crollo di valore delle cartelle fondiarie nel dopoguerra all’annullamento delle obbligazioni subordinate dei quattro istituti di credito chiusi (e riaperti) nell’autunno scorso: sono purtroppo numerosi i casi in cui non è stata onorato quell’elemento essenziale del rapporto tra banche e risparmiatori che si chiama fiducia.
Ma sarebbe profondamente sbagliato pensare che tutto il sistema del risparmio sia riconducibile ai pochi e ben circoscritti casi di cattiva gestione,
di interessi privati, di speculazioni fallite. Le eccezioni ci sono state e ci saranno sempre, ma di eccezioni si tratta all’interno in sistema che ha due stelle polari come punti di riferimento. Da una parte tutto quanto è stato attuato per rendere effettivo l’art. 47 della Costituzione: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme”. Dalle leggi che hanno dato vita ed efficacia alla vigilanza bancaria all’istituzione di organismi come la Consob per la sorveglianza e la trasparenza dei mercati finanziari.
Una seconda importante stella polare è costituita dal fatto che il sistema del risparmio opera all’interno di quella logica di mercato che, attraverso la libera scelta dei protagonisti dovrebbe portare a sviluppare la qualità e l’affidabilità dei prodotti, anche finanziari. Stiamo scoprendo che le banche non sono tutte uguali, che le offerte vanno lette attentamente, che non ci può e non ci si deve fidare delle promesse sommarie.
Informarsi, verificare, confrontare diventano così elementi essenziali per riuscire, se non a vincere, almeno ad arrivare in fondo a questa corsa a ostacoli per collocare i nostri risparmi nella maniera migliore.
Senza dimenticare che ognuno deve fare il proprio mestiere. Non è il tempo in cui il piccolo risparmiatore possa “giocare in Borsa”. La regola fondamentale rimane quella per cui alto è il rendimento atteso, sperato o promesso, più alto è il rischio di perdere in tutto o in parte il proprio capitale. E il rischio non è solo una categoria dello spirito: ogni tanto diventa realtà.n