MILANO – Sarà il voto in Aula a decidere tutto, dal momento che lo scorso 25 agosto l’ufficio di presidenza del Consiglio regionale, per decisione dei tre componenti di centrodestra, ha ritenuto di non ratificare l’ammissibilità del referendum. E così, come prescrive la legge regionale n. 34 del 1983, tutto ora passa alla delibera dell’assemblea regionale, che si riunirà il prossimo 12 settembre. La decisione sarà a maggioranza sul decretarne o meno l’ammissibilità, e in caso positivo dunque avviare l’iter di raccolta firme a sostegno dei singoli consigli comunali. Si tratta dei tre quesiti referendari regionali abrogativi di parti della legge sanitaria della Regione Lombardia, con la finalità di scardinare la piena equivalenza tra sanità privata e pubblica in Lombardia.
Le dichiarazioni del consigliere regionale PD, Samuele Astuti
Impedire che i cittadini si esprimano su un tema così importante e sentito come la sanità sarebbe un atto di arroganza. Il sistema sanitario regionale è stato impostato dal centrodestra sul principio della massima libertà d’azione per la sanità privata ma questo sistema, da anni, sta mostrando tutti i suoi limiti. I casi più evidenti sono l’allungamento a dismisura delle liste di attesa, che favorisce il ricorso agli esami a pagamenti,
e il depauperamento della sanità territoriale, perché non è un settore altrettanto remunerativo di quello ospedaliero. Il referendum è proposto da sindacati e associazioni, la destra lo vuole stroncare sul nascere perché ha paura del confronto e di mettere in discussione la propria impostazione politica che, lo ripeto, oggi non regge più. Il 12 settembre il Consiglio regionale si assumerà una responsabilità importante: noi sosterremo il diritto dei lombardi di esprimere il proprio giudizio, quanto alla destra, lo vedremo