– La Compagnia delle Opere Varese discute di Jobs Act. Lunedì sera nello showroom Roda di Gavirate si è svolto un incontro per analizzare tutti gli aspetti delle recenti riforme approvate o ancora in cantiere del Governo Renzi in materia di lavoro, con particolare attenzione al Jobs Act, la legge di stabilità e la garanzia giovani.
Moderati dal presidente di Cdo Varese Donato Di Gilio, il consulente del lavoro Roberto Corno insieme a Emanuele Massagli presidente di Adapt, Gerardo Larghi segretario generale della Cisl dei Laghi e Rosario Rasizza, ad di Openjobmetis, hanno cercato di analizzare gli aspetti pratici dei nuovi provvedimenti messi in campo dall’esecutivo Renzi in materia di riforma del mercato del lavoro.
Un punto di vista operativo, presentato nel corso della serata, con gli occhi dell’imprenditore che in questo momento è più che mai preoccupato della sorte della sua azienda e guarda con sospetto alle nuove regole che promettono di fornire nuova linfa vitale ad un sistema in forte crisi. Negli ultimi cinque anni, lamentano gli imprenditori, si sono susseguite cinque riforme del mercato del lavoro che non hanno portato grandi effetti.
E, in qualche modo, hanno sostanzialmente aggravato la condizione d’incertezza in materia di diritto del lavoro.
Non si fa in tempo a rimanere aggiornati sulle normative che subito dopo ne escono altre che mettono in discussione quelle precedenti o magari “limano” aspetti considerati marginali che poi si rivelano essere fondamentali per la loro applicazione.
Il tanto atteso Job Act deve sì rispondere ad una situazione complicata ma nello stesso tempo deve avere un contatto diretto con la realtà, conoscendo a fondo i dati con cui giornalmente le aziende e gli imprenditori si confrontano.
«Le premesse ci sono – spiega Rosario Rasizza di Openjobmetis – Si proverà ad assumere e a crescere ma ad una sola condizione: gli ordini dei clienti devono essere pagati, altrimenti non abbiamo le risorse per andare avanti. E poi la formazione deve essere raccordata in maniera organica al mondo del lavoro, altrimenti non c’è quel punto di contatto fondamentale per contrastare la piaga della disoccupazione giovanile».
Le cinque deleghe contenute nel decreto in materia di riforma degli ammortizzatori sociali, dei servizi per il lavoro e delle politiche attive, nonché in materia di riordino della disciplina dei rapporti di lavoro e dell’attività ispettiva e di tutela e conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro, dovranno percorrere nei prossimi sei mesi un terreno accidentato e dimostrare di portare benefici reiterati nel tempo.
Lo strumento parallelo della Garanzia Giovani, “inventato” e finanziato con oltre 1,5
miliardi di euro dall’Unione Europea per dare a tutti i giovani, entro pochi mesi dal termine degli studi, un’occasione di lavoro o di formazione, potrebbe essere l’inizio di un percorso di nuove prospettive a patto però che percorra gli stessi binari del provvedimento portante, come sostengono a chiare lettere gli intervenuti. I “motori” promessi dai provvedimenti, secondo il parere dei relatori, stentano a raggiungere un regime , in una logica che pare vincolata all’intervento emergenziale senza una visione di lungo periodo.
«Secondo me – afferma Gerardo Larghi segretario generale Cisl Varese Laghi – il jobs act non risolve i problemi dell’economia italiana. Mi auguro sì una spinta ma sono necessarie delle iniezioni più corpose affinché il nostro Paese riprenda un cammino economico positivo».