Road to Cracovia /3. Par un popul cal vûl vivi. E il Friuli sorride

Road to Cracovia in ricordo di Ale e Ste - day 3. I ciclisti cassanesi nella terra che ha saputo trasformare il dolore in speranza

«Par un popul cal vûl vivi». Una frase su un cartellone all’interno del Duomo di Gemona del Friuli, una frase pronunciata da chi osservava i friulani ricostruire pietra su pietra dopo il terribile terremoto del 1976. Due scosse che misero in ginocchio paesi interi, tra cui Gemona del Friuli. Il 90% delle costruzioni fu completamente raso al suolo e ricostruito nel tempo. Il popolo friulano però non attese molto, non rimase con le mani in mano, ed il giorno dopo la scossa del 6 maggio 1976 erano già al lavoro per ricostruire. Di quel 90% di case ed edifici che andarono distrutti, i friulani di Gemona riuscirono a rimetterne in piedi il 40%. Contando prima di tutto sulle loro forze, e poi sugli aiuti che arrivarono da tutta Italia, dall’Austria, dagli Stati Uniti e dal Canada.

Quella frase riassume perfettamente il modo in cui il popolo friulano reagì a quella disgrazia. Perché quella scossa durò 57 secondi. Pochi ma interminabili secondi, che distrussero migliaia di vite e di case. In un minuto, la loro vita cambiò radicalmente, la maggior parte di quelle persone si ritrovò senza casa ma ebbe il coraggio di ripartire, di tornare a vivere.

Quarant’anni dopo, il paese di Gemona del Friuli si trova a ricordare una disgrazia, dopo essere riuscita a rimettere in piedi negli anni buona parte degli edifici. Ieri, dopo pranzo, ci siamo fatti accompagnare da Matteo, una guida locale, alle scoperta di tanti segreti del paesino, piccolo ma forte. Sempre su quel cartellone, un’altra frase recitava così: «Le difficoltà se affrontate in solitudine spesso sono insormontabili. La solidarietà ed il senso di comunità permettono di affrontare il futuro con speranza». Quest’ultima frase racconta anche un po’ di noi, di questo nostro viaggio che nasce esso stesso da un terremoto, da una difficoltà, ma allo stesso tempo dalla voglia di reagire, di ricostruire, di vivere, di “affrontare il futuro con speranza”.

Ieri ci siamo avvicinati sempre di più alle montagne ed al confine, oggi saliremo verso Tarvisio e sconfineremo in Austria.
Sabato sera a margine della messa a Castelfranco Veneto, ai ragazzi è stata consegnata una copia del libro di Pier Giorgio Frassati, che è il patrono della Giornata Mondiale della Gioventù. Pier Giorgio amava la montagna, amava la libertà, i sentieri, la voglia di far fatica, di arrivare in cima. Amava i giovani. A lui è

stato dedicato anche un sentiero sui pendii di Champoluc, in Valle d’Aosta, un percorso su cui Stefano ed Alessandro hanno camminato assieme tantissime volte nelle loro vacanze ad Antagnod. Ieri, come detto, da Castelfranco Veneto siamo arrivati fino a Gemona del Friuli: alcuni di noi, senza aver alcuna preparazione ciclistica, sono riusciti a pedalare per tutti i 145 chilometri della tappa. Faticando, arrivando anche con la lingua di fuori, ma con la ferrea volontà di arrivare fino a Gemona. Dove non arrivano i pedali e le gambe, arrivano il cuore e la testa. Me lo ha rivelato un ragazzo sabato sera a cena. Ci credevo, ma ci ho comunque riflettuto un po’, e mi è stato chiaro guardando ieri ciascuno di loro pedalare. Davvero, ciascuno di loro dove non può arrivare con i pedali e con le gambe, compensa con il cuore e con la testa. É un onore condividere il percorso con queste persone.

Oggi affronteremo le prime vere salite: le montagne friulane ci osservano severe, forti di pendii molto ripidi, rudi, che nascondono fatica e coraggio. Ricordano il coraggio di un popolo che parla poco e lavora tanto, proprio il modo in cui si dovrà pedalare oggi in salita. Arriveremo fino a Tarvisio prima di scendere e salutare per qualche giorno l’Italia: ci fermeremo a Klagenfurt, nella nostra prima sosta estera. Siamo ad un terzo del percorso, e la partecipazione continua ad aumentare. In ognuno di noi, anche chi è qui solo come accompagnatore, cresce la voglia di pedalare anche solo qualche metro per accompagnare i ragazzi verso Cracovia. Anche ieri sul percorso abbiamo trovato altre persone pronte a sostenerci, con un siparietto molto simpatico: alle porte di Spilimbergo, in pieno Friuli, ci siamo fermati per una pausa dopo 90 chilometri di pedalata. Un sorso d’acqua ma anche bisogni fisiologici all’interno di un bellissimo vigneto. Il proprietario della tenuta, che passava di lì proprio in quel momento, anziché lasciarsi andare alla consueta predica, ci ha voluto regalare una bottiglia di spumante prodotto proprio in quelle vigne. Uno spumante che abbiamo stappato a pranzo per festeggiare il nostro Luca Gaiarin, che proprio ieri ha compiuto 19 anni. Anche questo è viaggiare, trovare sempre qualcuno disposto a darti la mano e a regalarti un sorriso.