La sesta tappa di questo viaggio ci ha portati a Rust, un paesino austriaco nel Burgenland, uno dei più piccoli di tutta l’Austria: poco meno di 1900 abitanti, sul lago di Neusiedl.
Questo piccolo centro ha però una particolarità, ed è tutta da raccontare: è la città delle cicogne. Da marzo ad agosto, la città è popolata dai famosissimi uccelli bianchi che si posano su tutti i tetti. Addirittura, gli abitanti di Rust hanno attrezzato la città per accogliere le cicogne nel modo migliore: tutti i tetti delle case sono infatti provvisti di una struttura di metallo che permette agli uccelli di posarsi senza alcun problema. La cicogna,
come ci ricorda la nostra inesauribile fonte di sapienza Luigi, è il simbolo della nascita: questo viaggio in fin dei conti rappresenta la nascita di qualcosa di più bello, di più grande, che non si esaurirà con l’arrivo in bicicletta a Cracovia.
Continuerà anche dopo il nostro ritorno, ogni singolo giorno. Ma prima ancora, proprio a Cracovia i nostri ragazzi inizieranno un nuovo percorso: il primo, che si concluderà proprio nella città polacca, è quello che vi stiamo raccontando in questi gironi. Un percorso faticoso dal punto di vista fisico, ora, prima di immergersi in un altro più spirituale, che culminerà con l’incontro con Papa Francesco. A loro modo, sono impegnativi entrambi.
I 167 chilometri da Leoben a Rust ci hanno proposto un paesaggio diverso, un’Austria che non pensavamo di poter incontrare. Dopo i prati, i pascoli e le montagne, ci siamo imbattuti in lunghe distese di campagne e campi di girasoli: uno scenario che non ti immagini di poter trovare in Austria, perché aveva una lontana somiglianza con le campagne texane o provenzali. In ogni modo, uno spettacolo tanto bello quanto lo era nella tappa precedente.
Fatica giù dai pedali
Una bellezza che gli occhi non si possono stancare di ammirare. Ieri è stata la giornata del silenzio, lo abbiamo scelto fin dal mattino. Per goderci meglio la tappa, per ammirare senza troppe parole ciò che avevamo intorno, per ripensare a ciò che stiamo facendo, semplicemente perché ogni tanto un po’ di silenzio serve per riflettere. Non è una cosa banale. Questa sesta tappa è stata dura, più che altro per la lunghezza: non terminava davvero più. Ieri, cercando degli spunti per scrivere, ho chiesto aiuto ai ragazzi, ed il solito Luigi me ne ha dato uno e lo riporto esattamente come me lo ha detto lui: «In questi giorni non ho potuto pedalare per un problema al ginocchio, e mi è davvero dispiaciuto. Però ho avuto modo di dare una mano sui camper e sul furgone, perché dietro i ciclisti c’è un mondo che si muove, un dietro le quinte da scoprire. Non poter pedalare è brutto, me ne rendo conto, però mi ha permesso di apprezzare meglio il lavoro che fanno gli altri». Visto che vi ho parlato di Luigi, ormai è un uomo da copertina, mi piacerebbe continuare il viaggio tra i ragazzi e le loro storie.
Riccardo Cane è di Solbiate Arno, trapiantato ad Albizzate, ed è qui a pedalare per il suo grande amico Stefano Pietrobon. Come altri, Riccardo non ha mai praticato ciclismo a livello agonistico, però non ha ancora perso un chilometro in questi giorni. Perché vuole arrivare a Cracovia in bicicletta, perché ha intrapreso questo viaggio per ricordare un amico, perché come vi ho ripetuto nei giorni scorsi e non ho paura di essere ripetitivo, il cuore arriva laddove non arrivano le gambe. E Riccardo è l’esempio lampante di questo, perché ha faticato, ha sofferto, ma non ha mai pensato per un secondo di scendere dalla bici e di proseguire sul furgone. Questa non è una gara, nessuno vincerà un premio a Cracovia, però ognuno troverà le sue risposte e le sue motivazioni in questo viaggio. Riccardo, con tenacia e determinazione, ci sta facendo capire che tutto è possibile quando a muoverci è una motivazione superiore, e soprattutto quando qualcuno veglia costantemente sul nostro viaggio.
Oggi percorreremo i nostri ultimi chilometri in Austria prima di entrare in Slovacchia, attraversando anche la capitale Bratislava. Arriveremo a Pisetany, la località termale più importante di tutto il territorio slovacco. Non neghiamo di averci fatto un pensiero, un bel pomeriggio alle terme in effetti ce lo meritiamo, o meglio se lo meritano i ragazzi. Mancano solo tre tappe al termine di questo viaggio, ufficialmente i chilometri che ci separano da Cracovia sono meno di 450 e sentiamo sempre più vicino il porto d’approdo. Paradossalmente, il tempo sembra essere volato.