Romania, la Commissione elettorale esclude Georgescu senza spiegazioni: “E’ filo-russo”

Alta tensione a Bucarest: una decisione opaca che alimenta tensioni politiche e accuse di censura.

La Commissione elettorale della Romania ha respinto la candidatura di Calin Georgescu, il candidato presidenziale di estrema destra noto per le sue posizioni filorusse, impedendogli di partecipare alle elezioni del 4 maggio. Una decisione che appare tutt’altro che trasparente, poiché è stata presa senza fornire alcuna motivazione ufficiale, sollevando dubbi sulla reale indipendenza delle istituzioni democratiche rumene.

Georgescu aveva vinto il primo turno delle presidenziali il 24 novembre, ma il voto era stato annullato dalla Corte Costituzionale per presunte irregolarità nel finanziamento della sua campagna elettorale, con accuse di ingerenza russa. Successivamente, a fine febbraio, era stato fermato dalla polizia e messo sotto inchiesta con accuse gravi, tra cui attentato all’ordine costituzionale e costituzione di un’organizzazione fascista. Tuttavia, nonostante queste controversie, aveva deciso di ripresentare la sua candidatura, un diritto che ora gli è stato negato in modo arbitrario.

L’esclusione di un candidato senza una giustificazione chiara e dettagliata rappresenta un atto discutibile in una democrazia che si definisce solida. Al contrario, la decisione della Commissione elettorale rischia di alimentare la narrativa della censura politica e della repressione delle opposizioni, come sostenuto dallo stesso Georgescu, che ha definito il provvedimento un “colpo diretto alla democrazia”.

Le proteste scoppiate a Bucarest davanti alla sede della Commissione elettorale sono il segnale di un malcontento crescente, che il governo sembra voler soffocare con la forza, come dimostra l’uso di gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti. Un clima sempre più teso, aggravato dalle recenti denunce delle autorità rumene su presunte “azioni ibride” da parte di Mosca, che potrebbero essere strumentalizzate per giustificare provvedimenti repressivi contro determinate forze politiche.

Ora resta da vedere se Georgescu farà ricorso alla Corte Costituzionale, ma la sensazione è che la Romania stia scivolando pericolosamente verso una gestione autoritaria del dissenso, mettendo in discussione il principio del libero confronto elettorale.