MARCHIROLO George Daniel Stepanov è colpevole. Lo ha stabilito ieri il giudice per l’udienza preliminare Stefania Pepe, che ha condannato l’imputato (al termine del rito abbreviato) a 10 anni di reclusione e al pagamento alla vittima di una provvisionale immediatamente esecutiva pari a 20 mila euro. L’uomo è un cittadino rumeno di 33 anni laureato in giurisprudenza e funzionario statale nel suo Paese. È stato riconosciuto responsabile del reato di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione.
Il 1° luglio dello scorso anno aveva cercato di uccidere la sua ex ragazza di 27 anni, anche lei di nazionalità rumena, nella casa di via Roma, a Marchirolo, dove avevano vissuto insieme.
La donna si chiama Cristina Johanna Cristina Radoi (il suo avvocato è Maurizio Domanico): era stata aggredita e accoltellata per nove volte. Quattro fendenti erano potenzialmente letali perché sferrati alla gola, al fegato, allo stomaco e ad un polmone. Il pubblico ministero Sara Arduini aveva contestato l’aggravante della premeditazione: secondo il magistrato, Stepanov si sarebbe portato il coltello dalla Romania con il preciso intento di utilizzarlo per massacrare l’ex compagna.
Il giudice ha dato credito alla ricostruzione dell’accusa, anche se non ne ha accolto in toto le richieste (l’Arduini aveva invocato una condanna a 12 anni di reclusione).
Marco Lacchin, l’avvocato che difende Stepanov, ha tentato inutilmente di dimostrare l’inverosimilità di un viaggio per mezzo continente con un’arma in tasca: arma che, in teoria, avrebbe potuto trovare in qualunque supermercato. In precedenza Lacchin aveva anche chiesto, ma non ottenuto, un patteggiamento a cinque anni di reclusione. Il gup non ha concesso a Stepanov nemmeno le attenuanti per aver tentato di risarcire la vittima. Stepanov aveva offerto 10 mila euro («Una cifra inadeguata, certo, ma è tutto quanto la famiglia di Stepanov è riuscita a raccogliere in Romania», aveva detto Lacchin a margine della scorsa udienza).
Il movente del tentato omicidio sarebbe di natura sentimentale: la gelosia avrebbe spinto l’uomo a tornare in Italia. Ma il suo legale è di tutt’altro avviso: «Era qui per riprendersi le sue cose che aveva lasciato nell’appartamento di Marchirolo, e voleva anche riallacciare quella vecchia relazione. Al diniego della donna è successo quello che è successo».
La vittima ieri ha voluto essere presente alla sentenza. Alta, bionda, lavora come badante e a tempo perso raggranella qualche altro quattrino dietro il bancone di un bar. Il suo sogno è quello di diventare infermiera professionale, e il diploma è vicino.
j.bianchi
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