Mosca, 5 mag. (Apcom-Nuova Europa) – Qualcosa è cambiato in
Russia da un anno a questa parte. Almeno al Cremlino, dove dopo 8
anni di regno di Vladimir Putin, il 7 maggio 2008 è subentrato il
giovane avvocato e ‘blogger’ Dmitri Medvedev. Un principio di
mandato difficile per il capo di stato che ha sfidato le regole
della massima sicurezza per tenersi il suo amato I.phone. Negli
ultimi 12 mesi il Paese ha dovuto affrontare una guerra (il
conflitto con la Georgia,
lo scorso agosto), oltre alle
conseguenze della crisi finanziaria globale, che ha colpito la
Russia più duramente di altre economie e ha portato il Pil al
-9,5% nel primo trimestre del 2009. E ancora Forze armate
ereditate dall’era sovietica, armamenti in parte obsoleti, un
esercito `malato’ per la carenza di fondi e la necessità di una
riforma militare mai compiuta dai predecessori. Al quadro si
aggiungono relazioni internazionali con l’America fortemente
danneggiate negli anni precedenti e lo spazio ex Urss dove
l’influenza russa ha saputo solo indebolirsi per gran parte
dell’era putiniana. Poi l’eterna polemica internazionale sul
rispetto dei diritti umani in Russia. E un nuovo processo all’ex
patron di Yukos Mikhail Khodorkovsky. Nonchè l’assassinio di
numerosi giornalisti a Mosca e di Stanislav Markelov, legale del
quotidiano di Anna Politkovskaja, lo scorso gennaio.
Tanti fronti aperti. Un lavoro complicato per il giovane capo di
stato. Affrontato da vero ‘blogger’: ovvero come chi, senza
cercare troppi riflettori, avvia il dialogo attraverso nuovi
canali. Magari più lenti ma efficaci. A Medvedev infatti si
chiedeva e si chiede una svolta rispetto a Putin: mantenere la
promessa di un leader del Cremlino più attento a questioni come
la difesa del business, la libertà di stampa e una giustizia più
umana.
I primi tempi hanno lasciato spazio a diverse interpretazioni.
Alle speranze erano balenate in Occidente, dove alcuni
commentatori Oltreoceano avevano elaborato la teoria di uno stile
nuovo al Cremlino. Ad esempio il Washington Post all’epoca del
G20 nella capitale americana (dicembre 2008), aveva parlato di un
capo di stato russo “sicuro, persino affascinante, nel
raggiungere uno spirito di cooperazione” con gli Usa. Allo stesso
tempo, altri hanno continuato per mesi a definire Medvedev `una
marionetta’ nelle mani di Putin: troppo debole; troppo
condizionato. Altri ancora hanno parlato di una discrasia tra le
parole di Medvedev e i fatti. Negli ultimi mesi tuttavia alcune
decisioni hanno messo in luce un’indipendenza di giudizio per
molti inattesa. L’intervista concessa al giornale della
Politkovskaja, Novaja Gazeta – la prima data a un media russo –
lascia intendere non soltanto uno stile diverso, ma anche un
approccio diametralmente opposto rispetto a Vladimir
Vladimirovic.
Le riforme avviate sia per la giustizia, sia per l’economia
iniziano a fare emergere segnali di vero, seppur lento
cambiamento. Come l’uscita di prigione di Svetlana Bakhmina, l’ex
legale di Yukos che ha dato alla luce una bimba quando era ancora
agli arresti. Una passo caldeggiato anche dall’ex leader
sovietico Mikhail Gorbaciov, che aveva chiesto a Medvedev la
grazia per la detenuta. La liberazione “rappresenta un ottimo
esempio di come il sistema richieda ‘una giustizia più umana’”
dice Timakova, Natalia Timakova, portavoce presidenziale, in una
cena con alcuni esponenti della stampa internazionale accreditata
a Mosca. Precisando però che il lavoro da fare è ben più ampio e
non va interpretato con misure ‘ad personam’. “Il problema della
Bakhmina, non è l’unico problema”. In Russia esiste una lunga
serie di casi, “chiamiamolo il filone ‘delitto e castigo’, che
richiede ‘una giustizia più umana’”.
E dopo un anno “lo sguardo liberale del presidente Dmitri
Medvedev non è cambiato”, assicura Timakova.
Timakova sottolinea che Medvedev ha iniziato tale “lungo
processo” di riforma, ma non si può volere tutto e subito. Anche
perché la Russia ha alle spalle soltanto “15 anni di democrazia”
e dal capo di stato, impegnato in un “duro e lungo lavoro” non si
possono pretendere miracoli. Comunque il nuovo presidente “sta
facendo quello che gli sembra giusto”. E anche l’ intervista a
Novaja Gazeta rientra in tale logica. Tenendo conto che “erano
stati uccisi molti giornalisti a Mosca e l’atmosfera in redazione
era decisamente pesante”. Medvedev l’aveva promessa già al
momento dell’incontro con il direttore del giornale, Dmitri
Muratov, organizzato in forma privata al Cremlino. Anche quello
già un passo di segno opposto alla precedente gestione, dopo il
doppio assassinio del legale della gazzetta Markelov e della free
lance Anastasia Baburova.
Per il presidente però la scelta della testata non significa una
totale o parziale condivisione della linea editoriale.
Semplicemente “un sostegno” a una delle tante voci che devono
continuare a figurare nel panorama dei media russi. E quanto a
molteplicità delle voci, lo `stile Medvedev’ è eloquente anche
quando si parla di internet. Il presidente non solo gestisce due
blog e considera il Web una risorsa “strategica” del Paese: di
recente si è messo anche a dare i voti ai siti internet del
governo, bocciando lo spazio virtuale dell’Ufficio federale di
Immigrazione (FMS), e lodando invece il sito del Fisco. Il tutto
sulla base dei commenti ricevuti dagli internauti sul suo
nuovissimo forum di LiveJournal.
Cep
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