LONATE CEPPINO Da mesi senza stipendio, trattati come ultime ruote del carro e per giunta senza la minima possibilità di reintegro nel mondo del lavoro. Continua il dramma dei lavoratori della ex Rutil di Lonate Ceppino. Oltre cento operai rimasti senza lavoro e senza salario, trascinati in un vortice burocratico, tra mobilità, cassa integrazione e fallimento. A luglio hanno percepito la prima tranche del sostengo economico riconosciuto loro dall’Inps, tre mensilità relative al periodo da febbraio a metà maggio. Poi più nulla. Ora il conto dei mesi vissuti senza indennità è salito a sei. Mezzo anno in cui un centinaio di famiglie ha vissuto solo grazie al sostegno di parenti, erodendo i piccoli risparmi accantonati nel tempo.
«Ora arriva l’inverno e con l’inverno le bollette si fanno più salate – dicono i lavoratori -. Speriamo che i soldi che ci devono arrivino prima di Natale, che ci diano una boccata d’ossigeno. Non che con 700 euro al mese si campi alla grande, ma almeno riusciamo a pagarci l’affitto». La situazione da tragica si sta facendo paradossale: «Come se non bastasse – racconta il rappresentante sindacale Gaetano Placonà – l’ufficio paghe, non si sa per quale ragione,
sta rallentando i pagamenti. Il 23 ottobre abbiamo firmato il decreto che sblocca gli arretrati, anche grazie all’interessamento della Provincia e della Cgil. Da allora l’ufficio ci ha messo quasi un mese per preparare i documenti necessari. Documenti che devono essere sottoscritti da tutti i lavoratori per far partire i pagamenti. E per averli abbiamo fatto i salti mortali. Ci stanno trattando come dei cani, figurarsi che stiamo avvisando noi a nostre spese tutti i nostri colleghi per venire a firmare le carte».
La speranza dei lavoratori della ex Rutil è quella di ricevere i pagamenti nel mese di dicembre, con la prospettiva di continuare a percepire sostegno fino a maggio 2010. Il sistema degli ammortizzatori sociali purtroppo in questo caso si è dimostrato totalmente inadeguato: «Ci sono state proposte delle soluzioni di sostegno tramite le banche – continua Placonà – ma tutti i progetti a cui ci siamo affacciati non hanno dato le risposte sperate. Con l’unico risultato di averci illusi. La situazione è tragica e come noi ci sono anche tanti altri lavoratori, con altrettante famiglie alle spalle. Qui si vive il dramma di situazioni di povertà. C’è gente che a quarant’anni si sta facendo prestare i soldi dai genitori pensionati. Persone che non sanno come pagare l’affitto. Con figli da mantenere, bollette da pagare, rate e quant’altro. Qual è il nostro destino? Ora arriveranno questi soldi, poi, cosa facciamo, ci mettiamo a rubare?».
b.melazzini
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