MILANO – “Nonostante le difficoltà del covid, in Lombardia il centrodestra è maggioranza assoluta. Gli elettori lombardi hanno dato oltre il 50% dei voti al centrodestra. Quindi mi aspetto fiducia e sostegno ad Attilio Fontana“. Così il segretario della Lega Matteo Salvini, rispondendo in conferenza stampa a una domanda sulle regionali in Lombardia e all’eventuale competizione interna al governatore da parte di Letizia Moratti.
“Questa mattina Moratti è vice di Fontana in quota centrodestra. Do per scontato ovviamente che la vicegovernatrice di centrodestra che lavora a sostegno del governatore di centrodestra sia a disposizione del governatore di centrodestra”, ha detto Salvini.
A chi lo incalzava sulle prossime regionali in Lombardia, il segretario della Lega ha risposto: “Non ho nessun timore della competizione a sinistra, del centro sotto e del centro sopra”. A chi gli chiedeva “nemmeno della Moratti?”, ha risposto: “Nessuna”.
Perché la Meloni non pesterà i piedi a Salvini in Lombardia
Le sicurezze del “Capitano” leghista, paradossalmente, arrivano proprio dai risultati delle elezioni politiche che hanno incoronato Giorgia Meloni e il suo partito. E’ vero che il Carroccio, pagando posizionamenti rivelatisi sbagliati, come la partecipazione al governo Draghi (su spinta di Giorgetti, Zaia e Fedriga), è stato fagocitato da FdI passato all’incasso dopo anni di opposizione senza compromessi. Però, grazie agli accordi sui collegi abilmente stretti con gli alleati, alla fine della partita Salvini ha portato a casa un centinaio di parlamentari che rappresenteranno una vera e propria assicurazione sulla vita nei rapporti con l’azionista di maggioranza del futuro governo.
Questo lo sa bene anche la Meloni, la quale peraltro, al pari dei suoi maggiorenti lombardi, non hanno mai messo realmente in discussione Fontana, al di là dell’attenzione dedicata a Letizia Moratti, che da settimane insiste sulle sue ambizioni di scalata a Palazzo. Al netto del peso notevole che Fratelli d’Italia – da primo partito anche qua – certamente avrà nella prossima giunta regionale, la premier in pectore non ha nessuna intenzione di complicare le cose e minare gli equilibri interni della nuova maggioranza di centrodestra.
Cambiare le carte in tavola in Lombardia sarebbe una dichiarazione di guerra a Salvini che non cederebbe mai le chiavi di casa sua se non al prezzo di un esito tipo “muoia Sansone con tutti i filistei“. E la Giorgia, lucida e pragmatica come sta dimostrando di essere, sembra tutto tranne che un’aspirante suicida.