SAMARATE «Hanno picchiato me e mio figlio. Ci hanno devastato il locale. Ma siamo stati denunciati anche noi per rissa. Incredibile». Angelo Cheller è il titolare del ristorante il Grottino di via XXII Marzo 25, a San Macario di Samarate. A un passo dal suo locale c’è il pub gestito dal figlio Braian («Si scrive così, proprio come lo dico», si raccomanda il papà Angelo), 18 anni appena: è il 7 Cantoni di piazza San Michele al Carso 15.
E proprio ai 7 Cantoni è iniziato quello che Cheller non esita a definire come un assalto in piena regola. «Erano più o meno l’una e un quarto di notte – racconta Angelo Cheller – e nel locale di mio figlio sono entrate quattro persone: tre uomini e una donna. Purtroppo li conosciamo bene. Sono pregiudicati e già molte altre volte ci avevano dato fastidio… Minacce, ritorsioni… Ci avevano chiesto anche dei soldi».
Italiani? Sì, italianissimi. «È gente di Samarate, Ferno – conferma Cheller – è gente del posto. Avranno fra i trenta e i quarant’anni». In quel momento al pub c’erano Braian e tre clienti. «Due avventori hanno visto tutto, e infatti hanno testimoniato davanti ai carabinieri – fa sapere Cheller – il terzo invece era un ragazzo che se l’è data a gambe non appena ha capito quello che stava succedendo. Ma non posso dargli torto».
Il ristoratore descrive infatti una scena che sembra uscita direttamente da un film western, dove i fuorilegge di turno entrano nel saloon, domandano da bere, cercano (e trovano) un pretesto per attaccare briga, e poi cominciano a menare le mani sfasciando tutto. Per fortuna almeno stavolta non sono spuntate le pistole.
«Si sono avvicinati al bancone e hanno chiesto una birra – dice infatti Cheller – poi hanno cominciato a insultarlo. Gli hanno lanciato il telefono addosso, hanno buttato per terra tutti i bicchieri. Poi sono saliti sul bancone e hanno iniziato a picchiare mio figlio. Tre contro uno».
Pugni in testa, pugni in faccia, calci. Il parapiglia deve essere stato tremendo. A un certo punto sarebbe spuntata persino una sciabola, di quelle che si appendono alle pareti per bellezza. Per fortuna non è stata usata, se non per fare a pezzi il pub. Secondo Cheller padre, infatti, gli energumeni sarebbero riusciti ad afferrarla e a usarla per distruggere tutto quel che capitava loro a tiro. Persino la vetrina e la porta del pub non sono stati risparmiati. «Ci saranno almeno cinquemila euro di danni», dice Cheller.
Tutto finito? «Magari – sospira – perché quando quelli sono usciti dal pub si sono diretti verso il mio locale. Per fortuna avevo appena chiuso, così non sono potuti entrare a distruggere tutto anche lì. Però se la sono presa con me. Mi sono saltati addosso in tre, mi hanno aggredito. Io ho cercato di difendermi… Ma come facevo? Ho il ginocchio sfasciato, escoriazioni su tutto il corpo, una costola incrinata».
Cheller dice di non sapere quale possa essere stata la scintilla che ha innescato l’incendio di cazzotti e calcioni. «Forse – ipotizza – erano imbottiti di cocaina». Questa è la sua versione. Ma qualcosa non deve essere tornato ai carabinieri di Busto Arsizio che infatti, senza fare figli e figliastri, ha denunciato tutti per rissa.
Enrico Romanò
e.marletta
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