I contradaioli di San Martino avanzano pazzi di felicità sotto la pioggia battente: portano in trionfo il Crocione, riconquistato a tredici anni di distanza dall’ultima volta. Al “Giovanni Mari” è apoteosi biancoblù: San Martino vince il Palio di Legnano per la quinta volta nella sua storia.
Un palio duro, emozionante, incerto, a tratti epico, e non solo per la pioggia torrenziale che ha parzialmente rovinato il programma. Purtroppo le pessime previsioni meteo si sono rivelate esatte. Su Legnano è piovuto un diluvio quasi ininterrotto, che ha portato inevitabilmente all’annullamento della messa in piazza al mattino (la funzione si è svolta all’interno della basilica di San Magno, assente il governatore Maroni) e soprattutto della tanto attesa sfilata storica, fiore all’occhiello della manifestazione.
L’appuntamento con la grandiosa parata in abiti medievali è rinviato all’anno prossimo. Per qualche ora si è temuto che anche la corsa ippica potesse essere rinviata (nel caso, sarebbe stata spostata a stasera) ma la breve e parziale tregua concessa dal maltempo a metà pomeriggio ha permesso lo svolgimento degli eventi all’interno dello stadio “Mari”. Che si è via via riempito, fino a gremirsi completamente per la corsa. Mancano pochi minuti alle 17 quando Alberto da Giussano – impersonato da Pasquale Beretta – puntando la spada verso il cielo, guida la carica della Compagnia della Morte. E per un attimo Legnano torna teatro della battaglia della Lega lombarda contro l’esercito imperiale guidato da Federico Barbarossa: era il 29 maggio 1176, 840 anni fa.
La prima batteria è concitata: le false partenze sono addirittura cinque. La sesta volta è quella buona. Ed è un dominio di Sant’Erasmo, che si qualifica insieme a Sant’Ambrogio. Esce Legnarello, vincitore dello scorso Palio: in curva il cavallo giallorosso urta la staccionata e la spacca, il fantino cade. Il cavallo prosegue la corsa, scosso: chiude al terzo posto e viene eliminato. Meno agitata la seconda batteria, che va via liscia: in finale ci vanno la Flora e San Martino. È il momento della finale. La pioggia è ancora scrosciante. Altre due false partenze, poi il mossiere Massimiliano Narduzzi dà il via alla corsa, anche se il cavallo di Sant’Erasmo è girato. Va in testa Sant’Ambrogio, che l’anno scorso ha perso al fotofinish tra mille polemiche. È un dominio gialloverde, il momento della riscossa – dopo la beffa dell’anno precedente – sembra arrivato. Ma all’ultima curva, il colpo di scena. San Martino mette la freccia: è sorpasso. Gli ultimi metri vengono percorsi in un frastuono assordante, i contradaioli di San Martino e Sant’Ambrogio hanno il cuore in gola. È San Martino a tagliare per primo il traguardo, Sant’Ambrogio deve masticare ancora amaro. Un’altra beffa atroce per i colori gialloverdi. Ma stavolta non c’è bisogno del fotofinish: il distacco è visibile a occhio nudo.
È il trionfo della piccola contrada biancoblù, del fantino Andrea Mari (che l’anno scorso difendeva proprio i colori di Sant’Ambrogio), del cavallo Totò. Un autentico fuoriclasse Andrea Mari, detto Brio, 24 presenze e 5 vittorie al Palio di Siena. In tribuna lo applaude anche Andrea Degortes, il mitico Aceto, fantino leggendario. La gioia dei contradaioli di San Martino è incontenibile. Il capitano Antonio De Pascali viene abbracciato e portato in trionfo, il volto inzuppato dalla pioggia e dalle lacrime. La Croce di Ariberto da Intimiano, il leggendario crocione, va a San Martino. E Alberto da Giussano torna idealmente a sfidare il Barbarossa, bardato di insegne biancoblù.