Il giallo infinito del San Sebastiano recuperato: ora lo vuole un milionario russo. La vicenda ha avuto inizio nel settembre 2014 quando i militari della guardia di finanza del Gaggiolo hanno fermato in dogana un autotrasportatore. Che alla classica domanda “qualcosa da dichiarare”, ha laconicamente risposto “nulla”. Nel suo furgone, però, trasportava una tela autentica di , maestro eccelso del manierismo, nato e morto a Firenze tra il 1486 e il 1530.
Quel quadro, accerteranno poi le perizie ordinate dal pubblico ministero , che ha coordinato le indagini, è autentico. E’ un’opera che in Europa si cerca dal 1700, un gioiello del Rinascimento finalmente restituito al patrimonio artistico nazionale. Il 25 settembre l’autotrasportatore andrà a processo, davanti ai giudici varesini, e risponderà dell’accusa di traffico di opere d’arte.
Ma l’inchiesta non è finita qui. L’autorità giudiziaria, in rogatoria, ha raggiunto Monaco di Baveria qualche settimana fa.
Dove il quadro è stato venduto da una quotata casa d’aste ad una bellissima trentacinquenne di origine russa con residenza a Londra. Il prezzo? In tutto 60mila euro per un’opera che non ha prezzo, e si potrebbe sommariamente stimare in centinaia di migliaia di euro. Ora la procura sta verificando la posizione della bella russa che, però, pare sia una mediatrice, una sorta di agente esperto nella compravendita di opere d’arte. Il quadro, di fatto, era stato da lei acquistato su commissione per un milionario suo connazionale. Che ora rivuole la tela. Sostiene di averla acquistata in buona fede, di non avere la più pallida idea che la tela potesse avere dubbia provenienza. Di fatto il milionario il quadro lo ha pagato e adesso lo rivuole. E minaccia di costituirsi in giudizio quale parte lesa richiedendo a gran voce l’opera d’arte.
Ma l’intricata vicenda non finisce qui. La procura di Varese ha accertato che alla casa d’aste la tela è stata venduta da una gentildonna pisana in disarmo appassionata di opere d’arte che, per necessità, si è vista costretta a vendere l’amato San Sebastiano e alcuni bronzi di Manzù. Da lei ora si cerca ricostruire il viaggio attraverso i secoli di un quadro riemerso dopo 400 anni alla dogana del Gaggiolo. La procura potrebbe decidere di ascoltare anche l’esperto che ha steso la perizia con valutazione dell’opera in termini di 60 mila euro. A cosa è dovuta la svista clamorosa? E ancora: perché la soprintendenza di Pisa ha concesso il nulla osta per l’esportazione da Pisa a Monaco e poi in Russia di un’opera in merito alla quale i colleghi di Roma hanno dato il divieto assoluto? Dopo 400 anni il quadro di Del Sarto resta ancora un mistero irrisolto.