Sarah Scazzi/ Per i giudici Michele è credibile quando accusa


Taranto, 23 nov. (Apcom)
-I giudici del tribunale del Riesame di Taranto, nelle 54 pagine con la quali hanno motivato il perché Sabrina Misseri deve rimanere in carcere con la pesante accusa di aver ucciso la cugina Sarah Scazzi, spiegano che Michele Misseri, durante gli interrogatori nei quali ha fornito versioni differenti del delitto prima di arrivare a quella definitiva, ha patito un grande ‘travaglio’.

‘Le differenti versioni – scrivono i magistrati – non sono sintomatiche di inattendibilità bensi’ espressione del travaglio necessario per giungere, riferendo la verità dei fatti, ad abdicare all’impegno assunto con la figlia di tenerla immune da ogni responsabilità’.

Secondo i componenti della prima sezione del riesame, se ‘Misseri fosse realmente il turpe assassino della nipote, volenteroso di restare impunito per quanto fatto’, ‘non è davvero comprensibile perchè, invece di rimanere in attesa dell’evoluzione delle indagini (che verosimilmente non avrebbero condotto a nulla) e al contempo di far sparire qualunque traccia che potesse ricondurlo ai fatti, abbia conservato il telefono cellulare e le chiavi di casa di Sarah; si sia spontaneamente offerto agli inquirenti facendolo ritrovare;

e, quindi, abbia confessato l’omicidio facendone ritrovare il corpo’.
Cosi’ come, ‘laddove si voglia ritenere che cerchi l’impunità accusando calunniosamente la figlia, non si capisce in alcun modo perchè non lo abbia fatto immediatamente’.
Secondo il tribunale, la spiegazione è che Misseri – uomo dalla ‘personalita’ assolutamente mite – si era impegnato con la ‘figlia prediletta’ a tenerla ‘immune da ogni responsabilità’. Una tesi sostenuta da ‘riscontri estrinseci di natura oggettivà, come il fatto che Misseri ‘non è stato autonomamente in grado di riproporre azioni di strangolamento compatibili con l’impronta-solco riscontrata sul collo della Scazzi’, e ‘riscontri individualizzati’, come le dichiarazioni di alcuni testimoni.

FMC

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