Taranto, 24 nov. (Apcom) – “Papà, ti aiuto?”. “No, vattene faccio tutto da solo”. E’ questo il breve colloquio tra padre e figlia subito dopo che Sabrina aveva avvertito il padre del “guaio” che era successo in cantina. La risposta del padre non lascia dubbi. Anche perché il genitore aveva deciso di prendersi tutta la colpa per salvare la figlia: “Mo chi se la deve prendere questa responsabilità. Io me la prendo tutta io”. Sono questi alcuni tratti dell’interrogatorio che Michele Misseri avrebbe riferito nell’incidente probatorio del 19 novembre scorso in carcere dinanzi al gip del tribunale di Taranto Martino Rosati, raccontando le fasi dell’omicidio della nipote.
Intanto, il lavoro dei Ris prosegue con le analisi tecnico-scientifiche ancora in corso, sui reperti raccolti dagli esperti dell’Arma dei carabinieri, nel corso delle indagini che hanno riguardato la scomparsa e l’omicidio di Sarah Scazzi. Nel tardo pomeriggio si era sparsa la voce che su una cintura di Sabrina sequestrata in casa Misseri, durante la perquisizione delle scorse settimane, ci fossero delle tracce ematiche, riconducibili a Sarah. Ma dal comando dell’Arma dei carabinieri smentiscono categoricamente questa notizie: “ancora stiamo lavorando è non siamo in grado di dare risposte” è stato la loro reazione quando interpellati. (segue)
Fmc
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