Saronno, il corteo dei lavoratori di A Novo

SARONNO Sono stati i lavoratori, la loro determinazione e la loro amarezza, i veri protagonisti del momento d’incontro tra i vertici dell’Anovo, i sindacati e l’Univa organizzata dal sindaco Luciano Porro ieri pomeriggio in Municipio.

Un centinaio di dipendenti, armati di bandiere e fischietti, sono partiti alle 14.30 dalla sede di via Banfi dell’azienda saronnese specializzata nella rigenerazione e riparazione di monitor e decoder. A piedi hanno raggiunto il vicino palazzo municipale e si sono schierati davanti alle porte scorrevoli chiedendo sicurezza per il futuro.

Del resto al momento ci sono poche certezze: l’azienda probabilmente sarà costretta a chiedere il fallimento a causa di un maxi credito che ha nei confronti della casa madre francese, Anovo Sa che si trova in amministrazione controllata. Il fondo che acquisirà la società non è interessato alla sede italiana e così il credito, di diversi milioni, è diventato inesigibile lasciando di fatto l’azienda saronnese priva di capitale sociale. Durante l’incontro tra i rappresentanti sindacali di Fiom-Cgil e Fim-Cisl,

le Rsu aziendali e Univa i lavoratori hanno improvvisato una protesta pacifica. Hanno formato un lungo corteo e hanno attraversato sulle strisce pedonali in via Marconi, prima all’altezza di via Mazzini e poi davanti a via Garibaldi. Percorrendo l’isolato lentamente più e più volte hanno rallentato il traffico provocando qualche coda tanto da rendere necessario l’intervento dei carabinieri e della polizia locale.

Alle 15,30 il corteo si è sciolto e i lavoratori sono tornati in fabbrica: «Non vogliamo assolutamente fermare la produzione anche se è minima – ha spiegato Giovanni Tonelli Fiom-Cgil – per non perdere gli ammortizzatori sociali». Pochi minuti dopo alle 16 si è concluso anche il tavolo di lavoro: «È stato positivo – ha spiegato il sindaco Luciano Porro – i vertici aziendali ci hanno parlato anche delle possibilità di acquisizione da parte di due aziende, una inglese e una italiana. L’essenziale per noi è la salvaguardia di tutti i 253 posti di lavoro, anche di quelli dei disabili che lavorando all’interno dell’azienda». Quello di ieri, però è stato solo un primo incontro visto che le parti si sono accordate per incontrarsi di nuovo a breve per «coinvolgere tutti i rappresentanti del territorio e istituzionali quali Provincia, Regione e Ministeri per trovare una soluzione all’emergenza».

f.tonghini

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