Saronno, la rivolta del codice a barre

SARONNO Una scheda con codice a barre per controllare i ritardi, insegnanti che presidiano i corridoi nell’intervallo, l’impossibilità di utilizzare le uscite posteriori dell’istituto: sono alcuni dei provvedimenti presi dalla dirigente scolastica del liceo scientifico GB Grassi, Giovanna Pisano, che hanno scatenato le proteste di un gruppo di studenti, riassunte in un polemico volantino di protesta contro la preside.

Il manifestino, distribuito nella giornata di giovedì fuori dal plesso scolastico di via Benedetto Croce, elenca una serie di provvedimenti che ai ragazzi non sono proprio piaciuti. Si parte dalla gestione dei ritardi: ad ogni studente, 1300 quest’anno, è stato distribuito un codice a barre che va consegnato all’ingresso quando si arriva in ritardo. Un’innovazione per accelerare la gestione delle assenze, se non fosse che, nei primi giorni di applicazione alcuni ragazzi sono stati segnati come assenti perché avevano dimenticato a casa la tessera quando sono arrivati in ritardo, tanto da dove portare una giustificazione.

«Si è trattato di un errore d’interpretazione della norma – chiarisce la preside Pisano – nelle ultime ore abbiamo diramato una circolare che fa luce su questo punto. Nel caso in cui il ragazzo dimentica il proprio tesserino il suo ritardo verrà inserito manualmente, ma ovviamente risulterà presente a le lezioni che frequenta».

Del resto i ragazzi stigmatizzano anche la scelta di introdurre la scheda: «Ci sarebbero stati molti altri modi per investire i soldi necessari alla realizzazione delle 1300 tessere con codici a barre». Il problema dei ritardi è stata solo la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso: gli studenti, infatti, avevano già sollevato delle perplessità sulla decisione della dirigente scolastica di impedire di uscire dalla parte posteriore della scuola: «In realtà – continua la preside – si tratta nella mera applicazione delle normative di sicurezza: le uscite di sicurezza di cui è dotata la scuola devono essere utilizzate solo per le emergenze e quindi per accedere e lasciare la scuola i ragazzi devono utilizzare gli ingressi ordinari».

Ai ragazzi però tutti questi divieti, come la sorveglianza nei corridoi ad opera dei docenti o l’obbligo di un insegnante di attendere l’arrivo del successivo in aula suonano come delle imposizioni: «Tutti questi comportamenti indicano una sfiducia nei nostri confronti ma anche un terribile, triste, deprimente scaricabarile di responsabilità sui docenti».

«In realtà ho piena fiducia dei ragazzi e nelle loro capacità – conclude la dirigente scolastica – ma siamo educatori ed è giusto insegnare il rispetto delle regole. Sono sempre disponibile a spiegare e chiarire qualsiasi problema e del resto questo è avvenuto con molti studenti che si sono presentati nel mio ufficio chiedendo delucidazioni»

f.tonghini

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