La Stagione musicale comunale è ormai parte del tessuto culturale cittadino, grazie all’impegno dell’assessore Simone Longhini e del sindaco Attilio Fontana, che l’hanno sostenuta anche nei momenti più duri.
E soprattutto del suo direttore artistico, Fabio Sartorelli, 49 anni, titolare della cattedra di Storia della musica al conservatorio di Como e docente all’Accademia di perfezionamento del Teatro alla Scala di Milano.
Prima di avere qualche gustosa anticipazione sulla stagione che verrà – presentata ufficialmente il prossimo 2 settembre alle 10 nella Sala matrimoni del Comune –chiediamo a Sartorelli un bilancio di quella trascorsa.
«È stato un successo completo, soprattutto in tempi come questi, in cui le persone sono costrette a fare molti conti. Anche il concerto iniziale, i cui proventi sono andati a favore della ricerca sulla malattia di Alzheimer, ha registrato l’esaurito e quest’anno lo ripeteremo».
Varese è diventata un polo nazionale per la musica di qualità; da noi arrivano appassionati da Palermo, dal Piemonte e dal Veneto e perfino una coppia da Zurigo. Abbiamo 180 abbonati, alcuni dei quali ci sono fedeli da quindici anni, e un plafond di 70 biglietti, quasi sempre esauriti in prevendita.
Non è facile mettere d’accordo esecutori, pubblico e sala.
Il primo impatto dei musicisti con il Salone Estense è di panico: la sala, quando è vuota, risuona molto, ma una volta piena l’acustica si trasforma, e diventa perfetta, tanto che tutti vogliono ritornare a suonare qui. Il pubblico varesino è tra i più educati, durante l’esecuzione c’è silenzio assoluto, i famigerati colpi di tosse ci sono solo tra un tempo e l’altro, non mancano i giovani, musicisti e no. Il segreto forse sta proprio nella sala: oggi è difficile suonare in luoghi come il nostro, dove il pubblico fa sentire il suo calore a pochi metri dall’esecutore, di solito molto più lontano e isolato.
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