CITTIGLIO – Se la ricostruzione dei fatti fosse confermata dalle indagini e dal processo che ne seguirà, Evaristo Scalco avrebbe commesso un crimine atroce quanto assurdo. L’artigiano 63enne, originario di Cittglio, è accusato di aver scoccato una freccia nel ventre di Javier Alfredo Romero Miranda, peruviano di 41 anni, uccidendolo. Un atto già di per sé folle, reso ancor più ingiustificabile dai futili motivi (i rumori molesti notturni, certo fastidiosi ma non ripagabili con un omicidio) e aggravato secondo le accuse dall’odio razziale, avendo apostrofato prima del crimine i sudamericani come “immigrati di m…”.
A rendere ancora più penosa la vicenda è il fatto che Miranda era diventato padre da appena un giorno, motivo per cui aveva deciso di far festa, forse esagerando, insieme a un amico connazionale nel cuore di Genova.
Sullo sfondo di questa assurda tragedia stanno la figura di Evaristo Scalco e il suo legame con la Valcuvia, terra in cui è nato e cresciuto prima che il lavoro lo portasse lontano. Ultimamente si era traferito a Genova per un impiego al porto e i servizi sugli yacht di lusso (pare anche quello del grande architetto Renzo Piano).
A Cittiglio, dove è nato nel 1959, chi lo ha conosciuto e frequentato oggi è incredulo. Così stridente è il contrasto tra quanto successo in quella maledetta notte genovese e il ricordo di un uomo sensibile e generoso. Si parla del suo impegno nel locale Gruppo di Protezione civile, l’aiuto alle persone in difficoltà durante l’emergenza Covid e altre azioni in favore della comunità. E poi ci sono i post sul suo profilo Facebook che comunicano attenzione alle problematiche del territorio come tensione civile (un recente ricordo di Falcone e Borsellino), le sue foto della montagna che amava quanto il mare che gli ha dato da lavorare.
Insomma, è davvero inspiegabile quest’ultimo sciagurato capitolo della vita di Evaristo dalla Valcuvia. O meglio, forse è spiegabile solo attraverso i lati oscuri che si celano nell’animo umano.