Scandalo Giudice di Pace Gli indagati salgono a 14

Sotto accusa per concorso in abuso due impiegati e sette varesine che, in cambio di multe annullate, promettevano “favori” a Soma

– Scandalo Giudice di Pace: chiuse le indagini a carico del coordinatore dell’ufficio .
L’inchiesta intanto si allarga: salgono a 14 gli indagati iscritti dalla procura di Brescia. Sotto accusa per concorso in abuso d’ufficio anche due impiegati dell’ufficio del Giudice di Pace di Varese e sette cittadine varesine che al giudice aveva chiesto chi di farsi restituire la patente ritirata chi di farsi annullare multe salatissime.
In cambio promettevano favori la cui natura è ancora al vaglio degli agenti della Digos di Varese che, coordinati dal primo dirigente , il 16 ottobre scorso arrestarono Soma a tutt’oggi detenuto ai domiciliari. Il solco tracciato dall’inchiesta ruota tutto intorno al sesso; Soma è infatti accusato anche di violenza sessuale nei confronti di una ventina di avvocatesse palpeggiate, insultate e apostrofate con “apprezzamenti” pesantissimi dal coordinatore dell’ufficio tanto che molte di loro avevano paura di affrontare l’aula in sua presenza.

«Ci facevamo accompagnare dai colleghi uomini quando dovevamo interloquire con lui – avevano spiegato le vittime dopo l’arresto – Avevamo paura di stare in aula. Era diventato impossibile svolgere il nostro lavoro».
Soma ad ottobre fu arrestato all’alba, il suo ufficio fu perquisito per ore. Con lui nell’immediatezza del blitz furono indagati a piede libero altri due giudici di pace, un vice procuratore onorario e un avvocato, il cui ufficio fu perquisito. Fermato Soma,

messo in condizioni sia di non fuggire che di non reiterare il reato e di non inquinare le prove, l’indagine coordinata dalla procura di Brescia è andata avanti.
Negli uffici del Giudice di Pace di Varese erano stati posizioni microfoni e videocamere dagli inquirenti. Intercettazioni, insieme ad alcune testimonianze, hanno portato il pm ad iscrivere altre nove persone nel registro degli indagati.
Due impiegati dell’ufficio, appunto, che per l’accusa fiancheggiavano Soma nelle sue attività. In qualche modo lo coprivano mentre realizzava i “favori” promessi o si faceva scrivere le sentenze da altri (è per questo che i due giudici di pace, il viceprocuratore aggiunto e l’avvocato sono stati indagati) in cambio, almeno in un caso di piccole cifre di denaro; per l’accusa i due impiegato erano complici del coordinatore.
Ciò che è ancora più sconcertante è che i restanti sette indagati siano cittadini (o meglio cittadine) comuni.

Amiche, conoscenti molto care al giudice, che a lui si sarebbero rivolte per dei “piccoli” favori.
La patente era stata ritirata? Nessun problema, ci pensava il giudice Soma.
Multa salatissima contro la quale era stato presentato il ricorso? Spariva all’istante con piena ragione del ricorrente grazie a Soma. Questo sempre secondo l’accusa. Pare che in cambio di questi “favorucci” in qualche caso vi fossero state promesse di ricompense sempre riconducibili alla sfera sessuale.
È un’ipotesi che gli inquirenti stanno verificando anche perché non è stato chiarito se poi Soma questi controfavori, di qualunque natura fossero, li abbia riscossi o meno.
Ora la procura di Brescia ha depositato il 415bis (l’avviso di conclusione delle indagini) già notificato a tutti gli indagati e si prepara a chiedere il rinvio a giudizio per tutti, a cominciare da Soma. Che, secondo indiscrezioni, si sarebbe reso disponibile a patteggiare una pena di due anni incassando il netto rifiuto della pm titolare delle indagini.