Possibile sciopero dei benzinai in arrivo. Le organizzazioni di categoria dei gestori degli impianti autostradali, Faib, Fegica ed Anisa nelle scorse settimane hanno proclamato uno sciopero delle aree di servizio di 72 ore consecutive, dalle ore 22 di martedì 13 alla stessa ora di venerdì 16 dicembre.
La protesta è stata proclamata in seguito alla diffusione della bozza di un decreto interministeriale che, spiegano i sindacati “non prevede alcuna razionalizzazione della rete per una maggiore efficienza e ripropone un sistema di imposizione di royalty ad esclusivo vantaggio della rendita di posizione dei concessionari”.
Il testo, dicono le associazioni di categoria, “non contiene una riforma regolatoria che possa consentire recupero di economicità finalizzato ad abbattere la differenza abnorme di prezzi tra viabilità ordinaria e autostradale, viola le norme di settore poste a tutela della continuità delle gestioni e dei livelli occupazionali”.
Le organizzazioni parlando dello “stato di assoluto degrado a cui sono state sottoposte le aree di servizio autostradali, sia in termini di prezzi dei carburanti e della ristorazione, del tutto abnormi e fuori mercato, sia in termini di standard qualitativi”.
Poi scrivono di avere già inoltrato la loro “denuncia” ai ministri del precedente e dell’attuale governo senza tuttavia che sia stata fornita alcuna risposta, né “accordato l’incontro urgentemente richiesto”.
La proclamazione formale dello sciopero – conclude la nota – è già stata inviata alla Commissione per lo sciopero nei pubblici servizi, cui è stata richiesta l’attivazione delle procedure di raffreddamento e conciliazione delle vertenze collettive di interesse nazionale, così come da normativa vigente.
Intanto da inizio dicembre, si è dimezzato lo sconto sui carburanti con l’aumento dell’accisa su benzina, gasolio e Gpl. Un rialzo di 10 centesimi previsto dal governo Meloni con il decreto Accise dello scorso 23 novembre. Ma il rincaro sui rifornimenti è maggiore: se si considera che sull’accisa si applica anche l’Iva al 22%, l’aumento del prezzo alla pompa per benzina e diesel è di 12,2 centesimi al litro.
Secondo il Codacons, per effetto delle misure sulle accise introdotte dal governo e indipendentemente dall’andamento dei prezzi alla pompa, un pieno di benzina nel 2023 costerà 6,1 euro in più, con ripercussioni solo sui rifornimenti pari a +146 euro all’anno ad automobilista.
Il nuovo anno è destinato ad aprirsi all’insegna dei rincari di prezzi e tariffe che potrebbero trasformare il 2023 nell’anno “nero” per i proprietari di auto e moto. Federcarrozzieri e organizzazioni dei consumatori puntano il dito su Rc auto e carburanti. Secondo l’associazione che rappresenta le carrozzerie italiane, sono in aumento non solo i costi delle riparazioni auto (+15%), ma anche i tempi di attesa per gli interventi (+20%).
A rischio aumenti sono anche le tariffe Rc auto. “Oggi il premio medio dell’Rc auto, al netto delle tasse, è di circa 310 euro – spiega Assoutenti – La situazione economica del Paese si ripercuoterà anche sulle polizze assicurative che rischiano di salire del +6% nel corso del 2023. Se si considera che in Italia circolano 43 milioni i veicoli assicurati, di cui 32,5 milioni di autovetture, la stangata sull’Rc auto solo per la categoria degli automobilisti raggiungerebbe nel nuovo anno la cifra di 605 milioni di euro”.