«Lettura contatore, posso entrare signora?». Inizia così una vicenda il cui epilogo è davvero al di là di ogni più fervida fantasia: un processo per violenza sessuale. I fatti risalgono al dicembre 2013. L’addetto alla lettura contatori, che opera per una società con sede a Milano, citofona ai vari inquilini di una palazzina di Bodio Lomnago. I contatori sono tutti esposti sui balconi dei vari appartamenti e lui per eseguire la lettura deve per forza entrare negli alloggi.
L’uomo esibisce tutte le credenziali del caso: non è un truffatore è un vero addetto alla lettura dei contatori, regolarmente munito di computerino portatile d’ordinanza dove segnare tutti i dati acquisiti. Sino a questo punto tutto normale. L’operatore entra quindi nell’appartamento della presunta vittima, una donna cingalese. E qui la parola passa proprio a lei che ieri mattina ha deposto in aula davanti al collegio presieduto da . Secondo la donna, che non parla molto bene l’italiano,
l’addetto alla lettura l’avrebbe seguita in camera da letto. Il contatore, del resto, era posto proprio sul balcone che illumina quella particolare stanza. Sempre stando alla vittima a quel punto l’operatore avrebbe fatto il piacione. La donna, pur non comprendendo esattamente tutta la terminologia, ha dichiarato di aver inteso, dall’atteggiamento dell’operatore, che lui si dichiarava disponibile a fare uno sconticino in bolletta in cambio di un favoruccio sessuale. La donna, che era di spalle, a quel punto si sarebbe voltata ritrovandosi l’operatore di fronte che le avrebbe palpato il seno.
Sempre stando al racconto della vittima lei avrebbe gridato chiedendo aiuto e mettendo in fuga il presunto aggressore. L’uomo, incensurato e cittadino senza macchia, nega in modo fermo. Nega, l’operatore assistito dall’avvocato, portando degli argomenti concreti a sostegno della sua difesa. «La vicina di casa della denunciante – spiega Franchi –che aveva scambiato due chiacchiere poco prima con il mio assistito ha testimoniato di non aver sentito nessuno gridare che chiedeva aiuto».
Inoltre secondo la vittima l’operatore sarebbe fuggito a gambe levate; ma secondo i dati registrati dal computerino l’addetto alla lettura sarebbe invece rimasto nello stabile terminando il suo lavoro. Il marito della presunta vittima, tra l’altro, ha spiegato di essere corso a casa in soccorso della consorte e di non aver trovato più l’operatore. «Dati e registrazioni raccontano però un’altra storia – conclude Franchi – Il mio assistito non è fuggito, era nella palazzina in divisa e quindi assolutamente riconoscibile. E questo non è certo il comportamento di chi ha aggredito qualcuno e teme per l’arrivo di soccorsi e forze dell’ordine». Il 17 novembre sarà ascoltato l’imputato. E arriverà anche la sentenza.