Il famoso attore televisivo e regista Simone Gandolfo in provincia di Varese.
L’attore, volto notissimo del piccolo schermo grazie a fiction di successo tra cui “La baronessa di Carini”, “Zodiaco” e “Distretto di polizia” e al cinema nel film “La tigre e la neve”, con la regia del premio Oscar Roberto Benigni, terrà un workshop di recitazione, dal prossimo 16 al 20 gennaio 2017, nella splendida dimora storica Villa Bossi a Bodio Lomnago. Il seminario, che avrà per oggetto lo studio dei personaggi e delle scene della celebre serie tv “Game of Thrones”, curato da Gandolfo e Manuel Stefanolo, è organizzato dall’attrice Sarah Collu, Giorni dispari Teatro-Scuola Teatro Varese ed Accademia Europea Villa Bossi, e finanziato da Nuovo Imaie.
Da adolescente, ero un ragazzo problematico e piuttosto ribelle, la mia carriera scolastica fino ai 17 anni è stato un continuo: potrebbe ma non si applica; poi quasi per caso o meglio, per fare colpo su una ragazzina che mi piaceva, andai ad una lezione del corso di teatro scolastico, che facevano nella mia scuola: fu amore a prima vista, in un istante tutto quel senso di disagio che mi tormentava lo stomaco era svanito: io quello avrei fatto da grande! L’estate preparai il provino per entrare nelle varie accademie e fui ammesso in quasi tutte, così scelsi lo Stabile di Genova. Finita la scuola mi trasferii a Roma e comincia la giostra dei casting e delle audizioni, continuando a studiare, seguendo ciò che più mi affascinava. L’incontro con Valerio Binasco e poi con Filippo Dini furono determinanti.
Credo che la carriera di un attore, a parte fortunati casi che non sono il mio, sia una continua corsa ad ostacoli in cui la resistenza è uno dei valori più importanti. A 27 anni, dopo aver già lavorato parecchio in tv, cinema e teatro, mi resi conto che stare dall’altra parte della macchina da presa era indispensabile per me e così andai a New York per studiare regia alla New York Film Academy. Tornai in Italia e, oltre a continuare a fare l’attore, mi misi a scalare da capo un’altra montagna: quella del regista! Forse sarò masochista, ma raccontare storie è sempre stata la mia vita, una necessità nata ben prima di sapere che poteva essere un lavoro.
Mantenere la fiducia e proteggere il proprio entusiasmo, quando le cose non vanno come vorresti (ovvero quasi sempre), rimanere umile e affamato di conoscenza quando realizzi ciò per cui hai lottato. Credo che chiunque faccia questo mestiere, ammesso sia abbastanza onesto da ammetterlo, lo fa anche per ricevere l’approvazione di chi giudica: è fisiologico ma è molto pericoloso. Esprimersi vuol dire esporsi al giudizio, ma per avere qualcosa da dire, bisogna andare avanti al di là del giudizio. È un ossimoro, ma credo tutte le cose grandi siano ossimoriche.
Quel momento in cui senti di essere connesso a qualcosa che tu hai reso possibile ma che, ormai, è molto più grande di te. Recitare è un rito e come tale ci comprende e ci trascende allo stesso tempo. Quando succede che smetti di fare finta e diventi qualcos’altro a mio parere è il momento in cui mi sento più vicino a dio, comunque lo si voglia chiamare.
È il mestiere più bello e più difficile del mondo, se pensate di farlo per la fama lasciate perdere subito, se pensate di farlo per i soldi lasciate perdere subito. Se invece pensate di farlo perché sentite nelle viscere che non potete fare altro: difendete la vostra passione contro tutto e tutti e lottate fino alla morte per vincere!
È un segreto!