Le panchine, di solito, sono concepite per sedersi. O magari per appoggiare degli oggetti al proprio fianco. Nei grandi centri urbani, qualche persona disperata e senza dimora le utilizza anche come giaciglio per la notte e non è questo un mistero per nessuno.
Sarebbe magari interessante rintracciare chi ideò nella notte dei tempi questi elementi di arredo urbano per chiedergli se potessero essere utilmente sfruttate come fogli o lavagne per rappresentazioni grafiche o scritte di varia umanità.
Fatto sta che qualcuno, a Marnate, ha pensato di usare le panchine in pietra situate tutte intorno al monumento ai lavoratori proprio per scopi grafici. Le panchine usate per potersi riposare da soli o con amici per chiacchierare in compagnia sono complessivamente sette. Tre hanno avuto questo supplemento di impiego scrittorio. Benvenuti quindi nel mondo del paradosso dove si fa uso di un oggetto per una funzione che, per natura, non gli è propria impedendone l’impiego per quella per cui è invece stato concepito. Inutile anche sbizzarrirsi nel cercare di decifrare cosa significhi cosa sia stato scritto. Ma che potrebbero per esempio significare le scritte Thc e Dope? Anche dopo averlo saputo la vita non cambia di una virgola, naturalmente. Ma chi poi seguitasse a sedercisi sopra magari, così, a tempo perso, una domandina sul significato se la pone. Forse che quelle scritte rimandino in modo subliminale a qualcosa che abbia a che fare con il monumento al lavoro, e dunque ai lavoratori che da quelle panchine poste a breve distanza l’una dall’altra è cinto ad abbraccio? Sia come sia, siamo di fronte a un’indubbia rivoluzione nell’uso delle panchine. Questione di filosofia. Chi ne vuole conservare l’uso di appoggio dei glutei con ossequio al tradizionalismo e alla vera vocazione e chi invece cerca una nuova frontiera di sviluppo. Ma chi, appunto? Mistero. Ma qui non si è di fronte alla lettura di un libro giallo che alla fine il colpevole, o l’innovatore, dipende dai punti di vista, salta fuori.
C. Com.