Cosa accomuna Matteo Inzaghi, direttore di Rete 55, Antonio Franzi, firma della Gazzetta dello Sport, e Francesco Brezzi, fondatore dell’etichetta discografica Ghost Records&Publishing? Per la risposta basta fare un salto a Masnago durante le partite della Cimberio. Li troverete sempre là, per lavoro o per passione. A loro abbiamo rivolto cinque domande per capire qualcosa in più sul momento difficile della Pallacanestro Varese. Risultato? Nonostante tutto, è ancora viva la speranza di dare una scossa e centrare i playoff. Anche in virtù di un calendario che metterà di fronte Ere e compagni a ostacoli non insuperabili. Unanime l’invito ai tifosi: «Criticare è legittimo, ma rimaniamo vicini a questa squadra e questa società».
A Brindisi ci aspettava una scossa a livello caratteriale: non è arrivata. Cosa può fare Bizzozi per invertire la rotta?
Matteo Inzaghi: Premetto che non ho mai pensato che Frates fosse l’unico responsabile. Gli errori dell’ex coach, che pure ci sono stati, sono stati in parte usati come un mezzo alibi per mascherare altri problemi. Se potessi dare un consiglio a Bizzozi gli direi di ricominciare dall’abc in allenamento, perché questa squadra va ricostruita, magari valorizzando quei giocatori che con Frates hanno avuto meno spazio.
Antonio Franzi: Brindisi, sul piano atletico, è due piste avanti rispetto a Varese. Eppure i playoff sono lì a 4 punti. Cosa può fare Bizzozi? Trovare il modo di coinvolgere Johnson, che finora è mancato. Linton finora ha avuto basse percentuali al tiro, ma in passato ha dimostrato di avere un bel po’ di punti nelle mani.
Francesco Brezzi: Dobbiamo prendere coscienza dei problemi strutturali e caratteriali di questa squadra. Pensiamo a un ruolo fondamentale come quello del play: Clark è capace di grandi prestazioni, così come può affossare la squadra quando non è in giornata. Bizzozi ora è l’uomo giusto: conosce il gruppo, ha già una certa esperienza, ci sa fare con i giovani.
Come si è arrivati a una situazione così critica?
Inzaghi: Forse sarebbe stato opportuno provare a dare continuità al gruppo che aveva fatto così bene l’anno scorso, provando a trattenere qualche giocatore in più. Capisco che un Dunston sia impossibile tenerlo, ma per qualche altro elemento, muovendosi per tempo, qualcosa si sarebbe potuto fare.
Franzi: Avere una stagione storta fa parte del gioco. Non dimentichiamo che, negli ultimi 25 anni, Varese non ha avuto gravi scossoni a livello societario, a differenza di Treviso, Bologna o Pesaro. Da noi la continuità è stata garantita. Dopo di che bisogna anche fare i conti con una realtà economica che non è quella di qualche anno fa.
Brezzi: Sono emerse delle lacune in fase di costruzione della squadra, vedi le scelte del play e del pivot. Non si è creata la giusta chimica.
Del resto con un budget non enorme non si possono fare sempre i miracoli. Probabilmente anche le aspettative erano troppo alte.
I playoff sono ancora possibili?
Inzaghi: Come Vescovi penso che ora ogni partita debba essere una finale. La matematica ci dà speranza e le avversarie non mi sembrano fenomenali. A patto che questa squadra sappia ricostruirsi velocemente.
Franzi: Ci sono tre partite che non possiamo perdere: Montegranaro, Pesaro e Pistoia. Dobbiamo presentarci a Cantù con tre vittorie perché con i brianzoli ce la possiamo anche giocare. I playoff non sono un’utopia, ma su 9 partite ne vanno vinte 7.
Brezzi: Raggiungerli sarebbe un risultato importante, sia per motivi di prestigio che per ragioni più pratiche, come gli incassi. Affronteremo squadre alla portata: provarci è doveroso.
Che ruolo possono avere i tifosi da qui a fine stagione?
Inzaghi: Non ho condiviso la contestazione rabbiosa contro Frates, anche perché alcuni giocatori, autori di pessime prestazioni, sono stati totalmente risparmiati. Allora, si è critici con tutti o non lo si è con nessuno. Ma da qui alla fine ci sarà bisogno di quel calore che i tifosi hanno sempre dimostrato verso la squadra, anche in A2.
Franzi: Anche le critiche sono sintomo di passione e di interesse. Come tifosi però non bisogna dimenticare che la continuità aziendale, ossia la sopravvivenza della società, deve venire prima anche delle contingenze legate ai risultati.
Brezzi: Assurdo contestare la società che investe tempo e risorse. Anche se poi le scelte si possono sbagliare: io, per esempio, avrei tagliato Clark.
Quale futuro vede per la Pallacanestro Varese?
Inzaghi: Come tifoso, vorrei sempre vivere una stagione come quella passata. Ma realisticamente alchimie come quelle non nascono a tavolino, sono combinazioni felici. Sono comunque fiducioso e sereno: se c’è una scommessa vinta da Varese in questi anni è quella del Consorzio. Ricordiamoci che, per tanti anni, al termine di una stagione non sapevamo se ci saremmo iscritti a quella successiva. Ora sappiamo che la base c’è, ed è solida.
Franzi: Prevedo un’estate simile a quella di due anni fa. La società sta già lavorando per ripartire da zero. Non sarà facile, ma verosimilmente il roster sarà rinnovato in maniera profonda.
Brezzi: Non credo che sia praticabile, ma la suggestione di vedere in panchina uno come il Poz mi intriga…
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